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This article looks at of what marketing has produced regarding the way consumers engage with brand heritage. The literature review shows how marketing scholars take the heritage discourse and analyses the way the message is communicated to external audiences, if they accept it or not, and what effects it has on their broad relation to the company. Then, the first part of the paper clarifies the distinction in brand heritage literature between the focus on the corporate brand and the focus on the marketing mix and its perception by consumers. The second part defines brand heritage as it is perceived by consumers, while the third examines protocols and, most particularly, scales that facilitate the measurement of brand heritage percep- tion. The fourth part reviews the known consequences of brand heritage perception. Finally, the conclusion lists avenues for further research.
Starting from a neo-institutional and a neoevolutionary approach to the concept of Smart Cities and Communities, the goal of this paper is threefold. First, it aims at investigating the meaning of smartness for a small-sized, polycentric and manufacturingoriented region such as the Marche Region. Secondly, it aims at assessing its performances in terms of ‘smart development’ by means of specific development policies indicators and a questionnaire submitted to its municipalities in 2015. Results show that some of the structural problems affecting the region have only partially been addressed by public policies. On this basis, regional and sub-regional policy implications are framed disentangling between prerequisites for a smart development and smart policies stricto sensu
Il paper indaga sul ruolo che le piccole e medie città (pmc) possono svolgere nell’economia della conoscenza e, in particolare, nella creativity-led economy. Dopo aver definito le peculiarità di questo modello di sviluppo, se ne individuano le economie di agglomerazione rilevanti, con particolare attenzione a quelle urbane. L’esame conduce a formulare un insieme di ipotesi sulle logiche localizzative delle attività tipiche della creativity-led economy e sul possibile ruolo delle pmc. Tali ipotesi vengono sottoposte a verifica econometrica, con riferimento al caso italiano. I risultati mostrano che le pmc possono svolgere un ruolo anche strutturante, purché inserite in contesti regionali industrializzati.
Il concetto di controtransfert è forse quello che nel tempo è cambiato maggiormente, tanto da costituire un riassunto della storia della tecnica psicoterapeutica. Ne parla per la prima volta Freud al Congresso di Norimberga, nei termini di ostacolo al buon andamento della psicoterapia, tanto da proporre, per scongiurarne gli effetti nefasti, dapprima l’autoanalisi del terapeuta e successivamente la sua analisi didattica. Solo nel 1912 apre uno spiraglio, riuscendo a vederlo anche come strumento utile al terapeuta per sintonizzare il proprio inconscio su quello del paziente. Poi non se ne occupa più. La controversia viene ripresa alla sua morte da Anna Freud e i fondatori della Psicologia dell’Io e da Melanine Klein. I primi, che si pongono come vestali dell’eredità freudiana, continuano a vederlo come una spia di qualche disfunzione nel terapeuta. La seconda e più precisamente una sua allieva e paziente, Paula Heimann, al contrario, enfatizza l’importanza dei sentimenti del terapeuta ai fini di una migliore comprensione del paziente. Un altro autore che si è schierato a favore del suo impiego è stato il kleiniano Racker. Egli getta le basi per lo sviluppo del modello bipersonale di psicoterapia. Un altro contributo, seppure indiretto, proviene da Kohut, che sottolinea l’importanza dell’empatia come fattore terapeutico principe. Poi c’è Sandler, che lo considera una miscela tra le caratteristiche del terapeuta e le richieste del paziente. Jacobs, che introduce il concetto di "enactment controtransferale" per segnalare un fenomeno simile all’"acting out" del paziente. E Renik, che sottolinea l’importanza inestimabile degli autodisvelamenti del terapeuta sul paziente, purché rispettosi ed opportuni, per aiutarlo a lavorare più efficacemente sulla relazione di transfert.
Le relazioni presentate al Workshop “La Banca di Raffaele Mattioli”, che si è svolto a Pisa il 12 maggio 2017. La figura e l’opera di Raffaele Mattioli, oggetto di rinnovate attenzioni nella letteratura nazionale: sia sotto il profilo biografico, che in una prospettiva tecnico-scientifica.
cod. 10365.7
Nel corso del settecento la giurisdizione sui crimini diabolici continuò a innescare accesi scontri tra stato e chiesa. Lo testimonia un caso particolarmente intrigante e documentato che, dal 1745, impegnò inquisitori, autorità ecclesiastiche e magistrature secolari della Repubblica di Venezia. L’episodio riguardante le presunte streghe di Buttrio, si trasformò da un processo per stregoneria - inizialmente assunto dall’Inquisizione - in un caso di misto foro per il quale furono ritenuti competenti sia il sacro tribunale sia il Consiglio dei Dieci.
Water has important economic values, mainly in the agricultural sector. Beside enhancing agricultural output and crop diversification, irrigation generates positive externalities which have been little emphasized by the literature. The purpose of this review is to investigate the direct, indirect and potentialbenefits of water use in agriculture by taking an additional step towards the identification and economic evaluation of the observed positive, social, environmental and ecological effects of irrigation. Five categories of contributions are examined: irrigation returns flows for groundwater recharge; biodiversityand wildlife habitat; landscape aesthetic and cultural values; nutrient recycling and retention; and improved health, nutritionand living conditions. Knowing the economic value of such positive externalities would help to get the right policy incentives for better water use and increased water savings in a context of growing water scarcity.
Valutare correttamente l’incertezza associata alle variabili "critiche" da cui dipende l’esito finale di un investimento pubblico è un problema cruciale in tutti quei casi in cui l’operatore pubblico non sia in grado di controllare, attraverso i consueti strumenti di governo dell’economia, le dinamiche di dette variabili, dinamiche che, invece, dipendono fortemente da comportamenti e scelte di altri operatori. Tale circostanza si presenta comunemente nel caso di valutazione degli investimenti "di sviluppo", per i quali si ha un livello di incertezza molto elevato e con impatti determinanti sull’esito della valutazione, ma una scarsa disponibilità di informazioni relative al comportamento delle variabili aleatorie da cui dipende l’esito finale dell’investimento. In una situazione di questo tipo, il ricorso diretto al metodo di Monte Carlo a supporto dell’analisi di rischio potrebbe portare, a nostro avviso, a conclusioni errate. Piuttosto che rinunciare completamente a tale valutazione, a nostro avviso è necessario svolgere una preventiva analisi dell’incertezza, grazie alla quale sia possibile generare tutte le informazioni necessarie alla successiva analisi del rischio. A tal scopo, il lavoro presenta un possibile percorso valutativo da utilizzare con particolare riferimento per gli investimenti pubblici di sviluppo che, attraverso una serie di passaggi, consenta dapprima di comprendere i margini di incertezza entro cui deve essere presa la decisione di investimento e, successivamente, permetta di pervenire ad una stima del grado di rischio associato, nel suo complesso, alla realizzazione dell’opera, generando inoltre indicazioni utili per definire ulteriori interventi di mitigazione del rischio stesso. Il percorso valutativo si articola in quattro passi disposti a cascata, basati sul ricorso a tecniche differenziate ed articolate in modo tale che, a ciascun passo, si generino nuove informazioni utili per lo svolgimento di quello successivo. Un percorso così delineato, consente di ampliare le informazioni generate dal processo valutativo e garantire maggiore trasparenza nel processo decisionale.
Molti studi rintracciano la causa dei due terzi degli incidenti nei luoghi di lavoro nel “fattore umano” senza considerare il contesto organizzativo. I comportamenti insicuri, invece, hanno tre meccanismi causali: la percezione del rischio, la propensione al rischio e il clima della sicurezza. Questo contributo presenta una disanima della letteratura psicosociale relativa a questi costrutti, per poi illustrare tre esperienze sul campo in materia di promozione dei comportamenti sicuri; essi dimostrano l’interdipendenza di questi fattori e come, agendo sull’uno, si possano creare le precondizioni favorevoli alla modifica degli altri.