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A partire dal febbraio 2020 il governo italiano ha iniziato a prendere iniziative per arginare la diffusione del virus Covid-19, che tuttavia non hanno tenuto conto del fenomeno della violenza domestica. L’invito a "restare a casa" è sembrato adatto a quasi tutta la cittadinanza, ma si è trasformato in una forma di maltrattamento aggiuntivo per tutte quelle donne che si sono trovate isolate e, in pratica, segregate, assieme al loro persecutore. Altre disposizioni contenute nei decreti, poi, non hanno agevolato la loro ricerca di aiuto. L’articolo si pone come primo obiettivo quello di analizzare un tipo particolare di violenza contro le donne, quella istituzionale, e di mostrare come essa sia scaturita dai vari decreti ministeriali che si sono succeduti durante l’epidemia, quali conseguenze abbia generato e come sia stato gestito questo problema in seguito, quando l’opinione pubblica si è mobilitata. Un secondo obiettivo è quello di inserire tale discorso all’interno degli studi pedagogici che si occupano del più ampio fenomeno degli abusi contro le donne.
Il presente studio prevede la valutazione in brevi intervalli di tempo di pazienti con Disturbo da Gioco d’Azzardo (DGA) in trattamento per rilevare indicazioni significative e minimizzare le ricadute post recovery. Da Gennaio 2018 a Dicembre 2019, 102 pazienti sono stati valutati a T0 (intervista e Gambling Follow-Up Scale GFS) e a 3 (T1), 6 (T2), 12 (T3) mesi da T0 (intervista breve, GFS). Alcuni primi dati emersi: 79,4% maschi (n=81), età media (±DS): 47,8±15,9 anni (21-82). A T0, sono mediamente presenti 6 criteri DSM-5; il 36,3% (n=37) presenta livello moderato di DGA. Il 91,2% (n=93) presenta criterio 7 (mentire); 88,2% (n=90) criterio 3 (sforzi per controllare problema). Il 26,6% (n=21) gioca a slot, il 10,8% (n=11) VLT. I giocatori di gratta e vinci hanno età media più alta vs. VLT (p=.009), slot (p=.005) e scommesse (p< .001). Da T0 a T1 si rileva diminuzione di tutti i criteri DSM-5 (p < .000). I primi mesi di trattamento costituiscono una fase temporale di astensione durante la quale attuare interventi supportati da una maggior aderenza e motivazione. I dati da T1 a T2, seppur non significativi, sembrano suggerire l’utilità di isolare “traiettorie” di evoluzione diverse per i singoli criteri DSM, alcuni dei quali potrebbero essere più resistenti e necessitare di un focus trattamentale specifico. Oggetto del trattamento potrebbero essere il contesto sistemico-relazionale e le componenti multifattoriali che spiegano l’attribuzione dei criteri 3 e 7. Il monitoraggio durante il trattamento potrebbe favorire una interpretazione maggiormente esaustiva dei dati raccolti post trattamento, evidenziando l’andamento e l’efficacia del percorso.
Il contributo si inserisce nel recente dibattito sulle esperienze di commoning, tipicamente presenti in aree metropolitane in risposta a processi di finanziarizzazione e privatizzazione dello spazio, con l’obiettivo di osservarne la recente traslazione in contesti marginali, dove le dinamiche di appropriazione e uso del territorio avvengono con modalità e per ragioni molto diverse. L’attenzione si concentra sul progetto An (Architecture) School of commons (asoc), per indagare se e come i processi di commoning siano in grado di rispondere alle sfide contemporanee delle professioni legate alla progettazione, e alla necessità di costruire nuove visioni per questi territori.
Per favorire l’occupabilità dei giovani si fa spesso riferimento all’importanza di offrire durante il percorso scolastico l’alternanza tra periodi di studio e di lavoro (sistema duale). In questo contesto, una funzione fondamentale di raccordo tra l’istituzione formativa (dove è incardinata) e l’azienda ospitante è svolto dal setting e dalle competenze dell’operatore del sistema duale, figura professionale dedicata all’accompagnamento del percorso. Nell’articolo si presentano le caratteristiche e i risultati di una valutazione di impatto del programma “Shape Work”. Realizzato da Fondazione Luigi Clerici in Regione Lombardia nel 2019, il programma agisce in chiave innovativa sui processi formativi e sul potenziamento delle competenze dell’operatore al fine di sostenere percorsi di accompagnamento degli alunni più fragili. Dal caso studio emergono buone pratiche di interesse generale.
Il paper presenta un caso di ricerca relativo alla ricognizione e individuazione delle competenze riferite a dirigenti di un consorzio di imprese sociali. Le competenze sono qui concepite e descritte come strutturalmente connesse a esperienze e declinazioni locali, anziché sulla base di riferimenti universalistici che tendono a rappresentare modelli ideali (best performer). Il paper propone quindi un approccio contestuale con l’intento di mostrare come l’individuazione di competenze riconosciute rilevanti e significative dipenda da specifiche modalità di circolazione e scambio di conoscenze inerenti pratiche professionali e culture organizzative diffuse. Obiettivo dell’articolo è evidenziare come il riferimento alla conoscenza situata sia condizione ed esito di un processo di costruzione sociale, rivolto sia alla configurazione sul campo di profili dirigenziali, sia alla valutazione reciproca delle competenze generata da tali processi situati. Il contributo si sofferma inizialmente sugli scenari emergenti, che introducono la sfida di funzioni manageriali sempre meno riducibili ad approcci orientati alla razionalizzazione e standardizzazione, secondo una logica context free. L’articolo descrive conseguentemente il contesto di riferimento e il dispositivo metodologico attivato per valorizzare le pratiche situate, le modalità in cui i processi organizzativi e le competenze connesse sono concepiti e realizzati nelle differenti situazioni. Il disegno di ricerca adottato prefigura un processo di costruzione sociale di conoscenza, orientato ad avvicinare ed evidenziare sia repertori di pratica dirigenziale emblematica (riconosciuti dagli attori organizzativi come rilevanti ed esemplari, quindi opportuni, adeguati, da seguire), sia l’ordine simbolico negoziato che emerge nelle diverse situazioni (in cui le persone costantemente discutono e configurano ciò che è giusto e ingiusto, corretto e scorretto, tollerato e intollerabile, opportuno e inaccettabile). Nella parte finale vengono illustrati i principali risultati ottenuti e discusse le implicazioni inerenti la circolazione della conoscenza prodotta dall’approccio di ricerca adottato.
Il contributo esamina il problema della tubercolosi e gli interventi per combatterla messi in atto nel secondo dopoguerra in Italia. Il saggio si concentra in particolare sull’apporto della Missione italiana dell’United Nations Relief and Rehabilitation Administration in campo sanitario e sui suoi rapporti con il governo italiano per esaminare, in ottica di path dependence, caratteristiche, innovazioni e limiti dell’azione antitubercolare.
This article examines recent Italian historiography on welfare, with a particular focus on gender-oriented research. It relates recent Italian studies to the international debate, in order to identify acquisitions, open problems and perspectives. Its aim is to show how these studies could improve if a transnational and, broadly speaking, global approach was adopted, and it discusses a series of possible themes and issues to be addressed.
Il contributo propone un’analisi della storiografia italiana sul welfare, con particolare attenzionealle ricerche gender-oriented, allo scopo di individuare acquisizioni, problemi apertie prospettive, attraverso il confronto con il panorama internazionale. Scopo del contributoè mostrare come queste ricerche possano compiere ulteriori progressi facendo proprio un approcciotransnazionale e globale in senso lato, proponendo anche una serie di temi e questionipossibili da affrontare.
Gli ordini e i collegi professionali sono tradizionalmente annoverati tra le formazioni sociali che operano nell’ordinamento giuridico, trovando anche esplicito riconoscimento normativo, sebbene non a livello costituzionale. Il presente lavoro ha lo scopo di indagare gli aspetti peculiari degli ordini, a cominciare dalla loro natura giuridica, che si pone in equilibrio tra autonomia e regolazione. Nell’esaminare le modalità di esercizio delle funzioni loro riconosciute, le autrici evidenzieranno di volta in volta i punti di contatto tra la dimensione collettiva, di cui gli ordini sono espressione e custodi, e quella individuale, che attiene ai singoli professionisti. Emergerà come, in ragione anche di previsioni normative generiche, non sempre vi sia compiuta corrispondenza col principio solidarista che dovrebbe regolare tali interazioni
Un’esperienza di ricerca (2021) rivolta alla prefigurazione di scenari di valorizza- zione del centro storico di Giaveno (Torino), è l’occasione per valutare se, negli ultimi 30 anni, l’attività edilizia abbia garantito la sopravvivenza del genius loci. L’esposizione dei risultati riguarda il processo di trasformazione dell’aggregato storico e la descrizione evidenzia i principi e la metodologia adottata nel dichiara- re quali siano i contenuti che tengono saldo il rapporto fra storia e progetto.
L’articolo affronta il tema della generatività legandolo alla capacità creativa dell’analista, intesa come possibilità di sperimentare la mancanza di senso e il vuoto nella ricerca di Sé. La capacità negativa e la creatività dell’analista vengono presi in considerazione per il ruolo che giocano nel generare possibilità di trasformazione. Viene descritto un frammento clinico in cui il lavoro di figurabilità dell’analista permette al paziente di fare un sogno che riporta tracce dell’area traumatica originaria.