RISULTATI RICERCA

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Abstracts

SOCIETÀ E STORIA

Fascicolo: 129 / 2010

Alessandra Dattero

Claudio Donati professore

SOCIETÀ E STORIA

Fascicolo: 129 / 2010

In questo intervento l’autrice ha voluto mettere in risalto i tratti salienti della personalità e dell’attività di Claudio Donati, storico di valore internazionale, mancato prematuramente nel 2008. In Claudio Donati lo slancio e il rigore nella ricerca storica si univano all’impegno didattico e civile, alla curiosità e alla sete di conoscenza, alla divertita ironia con la quale egli guardava la multiforme realtà che ci circonda. Il forte senso dell’unità del sapere storico, la sensibilità verso il problema delle scansioni della storia, il ricorso costante alle fonti, sono state componenti essenziali della sua attività di storico, come di quella didattica. Il sapere scientifico si univa ad una grande umanità, e alla capacità di comunicare con gli altri.

Carlo Capra

Donati e il patriziato milanese tra sette e ottocento

SOCIETÀ E STORIA

Fascicolo: 129 / 2010

L’ultimo capitolo de L’idea di nobiltà in Italia, secoli XIV-XVIII (1988) di Claudio Donati propone una penetrante indagine della nobiltà lombarda e milanese del diciottesimo e diciannovesimo secolo e dei dibattiti intorno ad essa. Questo capitolo e i successivi contributi di Donati sull’argomento sono esaminati da Capra sulla base di una conoscenza di prima mano delle fonti e dei problemi relativi.

Livio Antonielli

Donati e gli studi militari

SOCIETÀ E STORIA

Fascicolo: 129 / 2010

Claudio Donati ha sempre descritto il suo approdo alle ricerche di storia militare come casuale. Il saggio, ripercorrendo la produzione di Donati in questo ambito, mira a mettere in luce come tale passaggio sia stato tutt’altro che casuale, ma che lo studioso si sia progressivamente impadronito di metodi e strumenti della storiografia militare nella lucida prospettiva di arrivare, per questa via, a spiegazioni più convincenti di fenomeni complessi.

Maria Antonietta Visceglia

Claudio Donati storico della nobiltà

SOCIETÀ E STORIA

Fascicolo: 129 / 2010

Questo contributo si propone di tracciare un profilo di Claudio Donati storico della nobiltà, gettando luce sulla coerenza del suo percorso di ricerca, esaminando le motivazioni, le letture e gli obiettivi che lo hanno portato ad indagare questo ambito di ricerca. Lo studio delle relazioni tra il potente vescovo-principe di Trento, legato alla corte degli Asburgo, ma eletto dal Capitolo (a sua volta composto da canonici tedeschi e di nazione "italiana"), le élites urbane e la nobiltà feudale fu un’occasione per mettere a fuoco, nel contesto di quella particolare area di confine che fu il Trentino d’antico regime, le relazioni esistenti tra "ecclesiastici e laici" e generò in lui un perdurante interesse per lo studio delle stratificazioni del mondo nobiliare nell’età moderna. All’inizio degli anni settanta Donati intraprese un esteso lavoro di ricerca sui trattati nobiliari, dalle loro origini medievali fino al XVIII secolo, senza trascurare i protagonisti minori di quel dibattito e adottando un approccio rigorosamente comparativo con gli studi di Brunner, Stone, Huppert, Stuart Woolf, Zenobi, Brizzi, Fasano Guarini... Ne è risultato un ricco affresco delle ideologie nobiliari, capace di comprendere la dialettica tra differenti modi di intendere la nobiltà - centrata sulla relazione tra virtù o decadenza - ma anche l’evoluzione dei valori nobiliari che durante l’età dei lumi dovettero venire a patti con altri quali ricchezza, spirito di servizio, appartenenza nazionale. L’idea di nobiltà, pubblicato da Laterza nel 1988, è rimasto una contributo seminale nella storiografia italiana, ma Donati non è rimasto ancorato a quell’approccio: in molti dei suoi successivi studi, tramite nuove incursioni archivistiche, Donati non a mai smesso di problematizzare il composito mondo della nobiltà italiana, ricostruendo il profilo degli attori sociali senza rinunciare a ricondurli alle varie situazioni istituzionali e alle concrete strutture statuali, militari ed ecclesiastiche d’antico regime in cui si trovarono ad agire.

Elisabeth Garms Cornides

Donati e la Monarchia Asburgica

SOCIETÀ E STORIA

Fascicolo: 129 / 2010

Agli studi dedicati all’ambito trentino collegato all’Impero e agli Asburgo, signori territoriali del Tirolo, sotto molteplici profili e a quelli sul riformismo settecentesco e sull’importanza del «momento muratoriano» per le riforme teresiano-giuseppine dovevano seguire nel tempo quelli centrati sul tema innovatore della nobiltà italiana al servizio delle armi imperiali. Vanno ricordate anche le numerose recensioni, testimonianze di una costante attenzione alla produzione storiografica d’oltralpe e alle questioni metodologiche da essa sollevate.

Elena Brambilla

La storia di Claudio Donati. Presentazione

SOCIETÀ E STORIA

Fascicolo: 129 / 2010

Quanto segue raccoglie la maggior parte dei contributi a due giornate di studio tenute il 22-23 gennaio 2009 a Milano in memoria di Claudio Donati, prematuramente scomparso nel 2008. I testi sono stati selezionati in quanto originali (alcuni altri erano già stati ormai pubblicati) e intendono presentare il profilo scientifico, professionale e umano di Claudio Donati come storico dei rapporti tra mondo italiano e asburgico, dell’illuminismo, della nobiltà e delle istituzioni ecclesiastiche e militari in età moderna.

Antonio Prampolini

La "Grande Guerra" in Rete: risorse on-line e siti web sulla prima guerra mondiale

SOCIETÀ E STORIA

Fascicolo: 129 / 2010

La presenza della "Grande Guerra" in Rete, anche ad un primo approccio, lascia immediatamente stupito l’osservatore per la sua consistenza e molteplicità di espressioni. L’esperienza traumatica fondante del novecento (l’inizio del "secolo breve" delle guerre mondiali) ha trovato in Internet uno spazio congeniale sia alla modernità del conflitto che alla multimedialità e all’ipertestualità del World Wide Web. L’autore, immedesimandosi in un ipotetico utente della Rete interessato alla storia della Prima Guerra Mondiale, ne segue il percorso di ricerca per analizzare le fonti di informazione e di documentazione offerte dal Web. La sua attenzione si focalizza su Google e Wikipedia ed in particolare sui collegamenti esistenti tra il motore di ricerca e l’enciclopedia. L’autore ne apprezza le funzionalità e i servizi non ignorando i problemi derivanti dall’utilizzo di tali risorse. L’articolo si conclude con un approfondimento sulle sitografie on-line (directory e portali) relative alla Prima Guerra Mondiale, che conferma la loro indispensabile funzione di selezione e di guida nel Web.

L’albinaggio e le altre forme di limitazione dei diritti di proprietà a danno di stranieri furono una realtà politicamente e giuridicamente rilevante nella costruzione dello Stato moderno. La loro regolamentazione ebbe importanti ricadute sulla costruzione legislativa e culturale della categoria di cittadinanza. Anche nel caso del Ducato di Milano, per tutta l’età moderna, permasero proibizioni, limitazioni e disincentivi fiscali d’ispirazione mercantilista; esse privilegiarono i sudditi milanesi, a discapito dei forestieri, nell’accesso ai circuiti di trasmissione e scambio dei beni mobili e soprattutto immobili. Le riforme teresiane e giuseppine, nel quadro di una ridefinizione dei rapporti tra la corona e i poteri locali, tentarono di attenuare le stretegie istituzionali protezioniste secolarmente attuate dalle élites di governo milanesi. Il riformismo asburgico in quest’ambito, anche in virtù della sostanziale condivisione da parte di Vienna di taluni principi ispiratori delle limitazioni dei diritti di accesso alla proprietà da parte degli stranieri, risultò tuttavia parzialmente inefficace.

L’articolo prende in esame il fenomeno del banditismo e della criminalità rurale nel contesto dello Stato genovese tra Cinque e Settecento, valendosi principalmente della corrispondenza dei giusdicenti e delle lettere anonime inviate al Senato. A fronte di un intervento legislativo puntuale e reiterato, e dell’elaborazione di strategie punitive particolari, questa piaga sociale permane per tutto il corso dell’ancien régime. Gli esecutori di giustizia (bargelli, cavaleri, famigli ecc.) creano spesso più problemi di quanto ne risolvano; gli esperimenti coi i "civili" (milizie scelte, compagnie contro banditi) non sortiscono gli effetti sperati; e l’apporto degli effettivi dell’esercito (nella fattispecie quelli provenienti dalla Corsica) tampona il problema ma non è mai risolutivo. I successi sono dunque sporadici, ma l’autore argomenta come lo Stato riesca nel complesso a mantenere il controllo del suo territorio scendendo a patti con patriziati e notabilati locali, e a porsi agli occhi dei sudditi attraverso i suoi corpi armati come un punto di riferimento pienamente legittimato.

Abstracts

STORIA IN LOMBARDIA

Fascicolo: 2 / 2010

L’articolo ricostruisce la fase di riorganizzazione della rete clandestina del Partito comunista italiano fra il 1942 e il 1943 a Milano ad opera di Umberto Massola con la collaborazione di vecchi militanti. Questa riorganizzazione che comprese la produzione di stampa clandestina, tra cui «L’Unità», favorì il risveglio di altre forze antifasciste e pose le premesse degli scioperi del 1943. Note biografiche: Storico, collaboratore dell’Istituto lombardo per la storia contemporanea, del Centro studi Piero Ginocchi, della Società pavese di storia patria e dell’Adar di Madrid. E-mail: krizai@email.it

Monica Caiazzo

Il mito dell’alleanza italo-francese nella Grande Guerra

STORIA IN LOMBARDIA

Fascicolo: 2 / 2010

Con la crisi di coscienza provocata dallo scoppio della prima guerra mondiale gli intellettuali dovettero interpretare nuove realtà a partire dalla concezione di "guerra giusta". La consapevolezza di questa crisi indusse a ricercare nella propria memoria nazionale elementi unificanti, verso i quali convogliare i comportamenti delle masse. A questo processo di autoresponsabilizzazione contribuì il mito della fratellanza latina, nell’accezione di un’intesa prevalentemente culturale italo-francese. Milano fu il centro di questo rinnovato incontro tra culture teso al recupero di un’identità nazionale che si ricongiungesse con la propria storia. Note biografiche: Monica Caiazzo è dottore di ricerca in "Storia delle istituzioni e della società nell’Europa contemporanea". Attualmente insegna presso un istituto di secondo grado ed è tutor presso la cattedra di Storia contemporanea della Facoltà di scienze politiche dell’Università degli Studi di Milano. E-mail: monica_caiazzo@yahoo.it

Cristina Accornero

La scuola economica di Torino e il mondo riformatore di Milano

STORIA IN LOMBARDIA

Fascicolo: 2 / 2010

L’articolo evidenzia come di fronte alle emergenze sociali d'i inizo secolo, la disoccupazione e il conflitto tra capitale e lavoro, uomini e istituzioni di diversa ispirazione ideologica abbiano potuto lavorare insieme e dialetticamente costruire un consenso generale nell'ambito delle riforme sociali. Note biografiche: Ph. D, borsista presso il Dipartimento di storia, Università di Torino. E-mail: cristina.accornero@fastwebnet.it