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Il nuovo istituto della perequazione "estesa" - cioè utilizzabile in qualunque luogo della città, qualechessia il luogo in cui ha trovato origine - presenta una intrinseca contraddizione: esso costituisce un passo in direzione della finanziarizzazione del settore immobiliare, e per questo tende a trattare come equivalenti e fungibili diritti che equivalenti non sono, essendo di natura "immobiliare" e cioè legati ad ambiti specifici. Ne seguono vantaggi indebiti per la rendita di trasformazione, e dunque limiti di equità, oltre ai limiti connessi con la perdita di controllo dei processi di trasformazione urbana. Le modalità con cui è stato introdotto nel piano di Milano limitano alcuni rischi estremi, ma presentano tutte le contraddizioni indicate che ne condizioneranno l’operatività.

Ezio Micelli

Cinque problemi intorno a perequazione, diritti edificatori e piani urbanistici

SCIENZE REGIONALI

Fascicolo: 2 / 2014

Il saggio affronta cinque temi ancora controversi relativi al rapporto tra perequazione, diritti edificatori e piani urbanistici. Il primo paragrafo considera l’impiego generalizzato della perequazione su tutti i suoli urbani. Il secondo considera il tema dell’indice unico contrapposto alla più tradizionale articolazione per classi proprietarie. Il terzo confronta la perequazione e i diritti edificatori con altri strumenti quali in particolare gli accordi di partnership tra pubblico e privato. Il quarto paragrafo considera le possibili contraddizioni in termini di efficacia e di equità laddove si considerino i piani alla scala sovracomunale. Infine, l’ultimo paragrafo esamina gli effetti di retroazione tra il piano urbanistico e i suoi strumenti: in potenza, la perequazione mette in discussione la forma e i contenuti stessi del piano.

Luigia Di Girolamo, Massimiliano Mazzanti, Francesco Nicolli, Nicola Fogagnolo, Luca Navarro, Marco Antonio Miglietta

Cambiamento climatico, politica ambientale e performance economiche: un’analisi dinamica e settoriale sull’Europa

ARGOMENTI

Fascicolo: 40 / 2014

Nel presente lavoro, utilizzando il modello economico-ambientale IPAT e la nuova banca dati settoriale WIOD, uno degli strumenti più completi di accounting ambientale a livello europeo, si testa la relazione tra intensità di emissioni inquinanti (anidride carbonica diviso valore aggiunto) e driver economici, commerciali e di politica. A tal fine è stato creato un data set originale contenente informazioni a livello settoriale per i paesi dell’EU 27 dal 1995 al 2009. L’analisi empirica mostra come un incremento della produttività del lavoro non sia in grado di generare una generale riduzione dell’intensità di emissioni. Al contrario, un aumento del grado di apertura commerciale comporta un miglioramento ambientale, effetto che - inaspettatamente - è più forte nel sottocampione dei 12 paesi europei recentemente annessi all’Unione rispetto al gruppo UE 15.

Questo contributo formula un quadro delle dinamiche di espansione urbana delle città Mediterranee come esempi applicabili ad altre regioni con caratteristiche socio-economiche simili. Viene proposta un’interpretazione del Mediterraneo urbano legata soprattutto alla governance locale, in un’ottica di riduzione dei divari territoriali, con particolare attenzione ai valori culturali, paesaggistici e ambientali come chiave di lettura per una "nuova" regione urbana meridionale. Si intende ricomporre una matrice interpretativa comune a diverse forme di città che si proiettano sul territorio circostante secondo tendenze variegate, che una politica di piano "Mediterranea" riesce a cogliere solo in parte. Il lavoro si conclude con una discussione sulle traiettorie di sviluppo future, sottolineando la divergenza nel breve periodo ma anche il destino comune nel lungo termine. Classificazione

Nel saggio si esamina criticamente il recente varo, in Italia, di una normativa, piuttosto sfocata, per la creazione delle città metropolitane. Si rileva che in realtà di città metropolitane non si tratta ma, di province metropolitane. Inoltre si rileva come l’individuazione delle cosiddette città metropolitane, in Italia, sia avvenuta sulla base di logiche politiche senza aver definito i criteri scientifici con cui individuare le effettive città metropolitane. Il risultato è che alcune "città metropolitane" individuate dal Parlamento non hanno caratteristiche metropolitane, mentre alcune realtà metropolitane non sono state indicate dal Parlamento. Nella individuazione delle città metropolitane si è trascurata la dimensione antropologica delle stesse e cioè dell’esistenza o meno, tra le popolazioni coinvolte, di uno spirito identitario di matrice metropolitana.

Marina Schenkel

Le PMI nel Nord Est prima della crisi: profitti e altre caratteristiche

ARGOMENTI

Fascicolo: 40 / 2014

Sulla base dei dati ISTAT provenienti da un panel di imprese manifatturiere nel periodo 2001-2008, il contributo si propone di indagare se e in che misura le differenze settoriali, regionali, provinciali e dimensionali incidano sulla performance delle imprese di dimensione inferiore ai 250 addetti nel Nord Est. I risultati ottenuti sembrano confermare la sempre minore incidenza delle variabili settoriali e territoriali (localizzazione e appartenenza a sistemi distrettuali) come fattori esplicativi delle dinamiche di performance delle imprese. A parità di altre condizioni le imprese più piccole hanno maggiore reddittività. Le variabili legate alle scelte strategiche delle imprese - investimenti, internazionalizzazione, disintegrazione verticale - hanno un’influenza sulla profittabilità variabile a seconda della misura e dei metodi di stima adottati.

Paolo Pini

L’Europa e le sue "raccomandazioni" perverse

ARGOMENTI

Fascicolo: 40 / 2014

"Austerità espansiva" e "riforme strutturali" sono i due pilastri di un Europa che ha perso la sua dimensione sociale e non persegue più crescita del reddito e dell’occupazione. Le "raccomandazioni" dell’Europa non contrastano gli effetti della crisi, ma li amplificano. Sul mercato del lavoro producono una riduzione dei salari reali e del ruolo della contrattazione. L’idea cardine è quella di allineare la dinamica dei salari nominali alla produttività, mediante la contrattazione aziendale e individuale, riducendo il ruolo della contrattazione nazionale di settore ed eliminando ogni automatismo di recupero del potere d’acquisto del salario rispetto all’inflazione. Un cambio di rotta nella politica economica viene indicato: un nuovo modello contrattuale su salari e produttività, ed una politica industriale per l’innovazione con un forte intervento pubblico coerente con le linee tracciate in Europa dall’industrial compact. Classificazione

Maria Giulia Olivari

Recensioni

MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL’INFANZIA

Fascicolo: 2 / 2014

Annalisa Di Luca

My Body: il disegno della figura umana a dimensione naturale nel trattamento delle vittime di violenza

MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL’INFANZIA

Fascicolo: 2 / 2014

Questo lavoro descrive le potenzialità del My Body, una versione modificata del disegno della figura umana, nel trattamento di preadolescenti e adolescenti vittime di violenza seguiti presso il Centro per il Bambino Maltrattato e la Cura della Crisi Familiare (CBM) di Milano. Il My Body implica l’impiego della figura umana a dimensione naturale, che i pazienti all’interno di un setting terapeutico vengono invitati a completare. Il presente contributo si focalizza sulla descrizione dei contenuti principali utilizzati dai ragazzi nella costruzione del My Body: contenuti che segnalano l’emergere di pensieri ed emozioni traumatici connessi alle loro esperienze di vittimizzazione. Il My Body si è dimostrato uno strumento efficace nel far emergere ed elaborare le esperienze negative poiché favorisce la reintegrazione di parti dissociate, potenziando la capacità di comunicare e di avere fiducia nelle proprie competenze.

Cristina Riva Crugnola, Valentino Ferro, Elena Ierardi, Temesgen Tadele, Alvise Orlandini

Valutazione dell’efficacia di un intervento di supporto psicopedagogico e counselling rivolto a bambine etiopi vittime di violenza sessuale

MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL’INFANZIA

Fascicolo: 2 / 2014

La ricerca, finanziata da Il Sole Onlus, ha valutato l’efficacia di un intervento di supporto psicopedagogico, counselling e recupero sociale per bambine etiopi vittime di violenza sessuale. In Etiopia i bambini vittime di violenze riportano scarso supporto sociale, bassa autostima e pensieri intrusivi. 19 bambine (età media 9.7 anni), vittime di violenza sessuale, hanno partecipato all’intervento. Si è valutato nelle bambine all’inizio e 12 mesi dopo l’intervento il PTSD, il rischio depressivo, i problemi comportamentali e i comportamenti sessualizzati. Dopo un anno di intervento si è verificata la diminuzione di: rabbia, sintomi post-traumatici, problemi internalizzanti ed esternalizzanti, depressione, problemi sociali, di attenzione e pensiero, e comportamento aggressivo. La riduzione di tali problematiche indicano l’efficacia dell’intervento.

Rossella Procaccia, Guido Veronese, Marco Castiglioni

Il concetto di sé e degli altri nei bambini vittime di violenza cronica: il ruolo dell’età e del PTSD

MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL’INFANZIA

Fascicolo: 2 / 2014

La presente ricerca, a carattere esplorativo, si propone di valutare se la violenza cronica moderi l’effetto dell’età sul concetto di sé e degli altri, e se la presenza di stress posttraumatico (PTSD) medi la relazione tra età e tali rappresentazioni. Il gruppo clinico è costituito da 63 bambini vittime di maltrattamento, confrontati con un gruppo di controllo di 63 bambini non vittimizzati, pareggiato per genere, età e livello socio-economico. I risultati suggeriscono che la presenza di esperienze di violenza cronica modera la relazione tra età e concetto di sé e degli altri: nei bambini vittimizzati emerge un senso di sé e degli altri più fragile, ancorato a dimensioni più superficiali e connotato da maggiori emozioni negative (riferite a sé e attribuite agli altri) e da un locus of control instabile, con una centratura sulla dimensione passata e visioni pessimistiche del futuro. Inoltre, la presenza di alti livelli di PTSD media l’effetto dell’età su tali rappresentazioni, soprattutto per la presenza di vissuti negativi rispetto a sé e agli altri, l’espressione di emozioni negative e la scarsa progettualità nel futuro.

Elena Camisasca, Sarah Miragoli, Paola Di Blasio

La disorganizzazione dell’attaccamento spiega i sintomi post-traumatici nei bambini vittime di violenza intrafamiliare?

MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL’INFANZIA

Fascicolo: 2 / 2014

La violenza sui minori si configura come un trauma relazionale di tipo cronico con esiti disadattivi in termini sia di attaccamento sia di sintomatologia post-traumatica. Numerosi lavori evidenziano come l’attaccamento disorganizzato costituisca un importante fattore di rischio per l’insorgenza di sintomi di esternalizzazione, dissociativi e post-traumatici. I Modelli Operativi Interni (MOI) disorganizzati possono costituire un meccanismo psicologico chiave per comprendere l’effetto della violenza intrafamiliare sulle conseguenze posttraumatiche. Lo studio si propone di: 1) verificare eventuali differenze nei MOI dell’attaccamento e nella sintomatologia post-traumatica in un gruppo di 47 bambini maltrattati e in gruppo di 59 bambini appartenenti a nuclei familiari svantaggiati; 2) esplorare, nel solo gruppo di bambini maltrattati, se la disorganizzazione media l’associazione tra tipo di violenza e sintomatologia post-traumatica. I risultati mostrano che, rispetto al gruppo di controllo, i bambini maltrattati presentano esiti disadattivi più gravi. Inoltre, i dati indicano che i MOI disorganizzati costituiscono l’unico predittore dei sintomi depressivi; mediano totalmente i sintomi di rabbia e dissociativi, e solo parzialmente i sintomi ansiosi e di PTSD.

Gaetana Affuso, Dario Bacchini, Serena Aquilar, Grazia De Angelis, Maria Concetta Miranda

Esposizione alla violenza in contesti multipli e sintomi post-traumatici da stress: uno studio con adolescenti

MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL’INFANZIA

Fascicolo: 2 / 2014

Recenti ricerche hanno messo in evidenza la relazione tra esposizione alla violenza ambientale e sintomi post-traumatici da stress (PTS). Il presente studio si propone di approfondire la natura di tale relazione, indagando l’associazione tra i diversi contesti della violenza (casa, scuola, quartiere, mass-media) e lo status della violenza (vittima, testimone) e i sintomi PTS e gli effetti cumulativi dovuti alla simultanea esposizione alla violenza in contesti multipli. Lo studio ha coinvolto 725 adolescenti che frequentavano il primo anno di scuola superiore. I risultati hanno messo in evidenza che: i) a un incremento dell’esposizione alla violenza corrisponde un incremento di sintomi PTS; ii) tutti i contesti violenti indagati, a eccezione del contesto della violenza virtuale dei mass-media, sono significativamente associati all’incremento di sintomi PTS; iii) sia l’esperienza di vittima sia quella di testimone di violenza hanno un effetto sull’insorgenza di sintomi PTS; iv) vi è un effetto di risposta alla dose dell’esposizione alla violenza in contesti multipli sui sintomi PTS.

The paper critically compares and discusses the periodic scientific research assessment systems of Italy and of four comparable Countries. The four Countries are: United Kingdom, Australia, France and Spain. The key features of the above mentioned systems are discussed, including: the research quality assessment criteria, the reference to international research quality standards, the impact and relevance of the research outside the academia, the consistency of the scientific researcher’s outputs with the scientific discipline and with the hosting institution’s strategy and activities. The paper concludes with a direct comparison with the Italian system and with some possible proposals for improving the current Italian scientific research assessment framework.

Since the acquisition of a scientific status on the part of all specific disciplines, and all along their evolution, the topic of how to formulate a clear definition of scientific "production" and "productivity" has not only been a "technical" issue, given also the socio-cultural influences of the time. This is even more difficult in the humanities and socio- economic sciences. Moreover, the role and use of scientific journals are to be considered, currently representing in many areas of research the main vehicle for the transmission of results. In business disciplines, this function has become such only recently and, if considered in absolute terms, it is likely to harm a healthy and pluralistic development of research in socio-economic sciences, even as for presentation methodologies. On the basis of these elements, the paper aims firstly at discussing what happened in the first experience of mass evaluation of the research through the VQR (for structures) and the ANVUR parameters for individual scientific qualification, then at formulating possible solutions to overcome some serious issues that emerged in the process.

The paper aims to investigate the role played by the Accounting Information Systems (AIS) and management control in the cruise events management process. The authors analyse the events planned on the cruise ships stopped at the quay (cruise events on ship berthing) and the events organized on the terminal infrastructures (cruise events on terminal). In the last years, the events planned on the terminals are significantly increasing, but their management is still designed separately from the passenger flows. These events might be a strategic tool to support the promotional activities of the cruising and the AIS and management control could play a key role in the cooperation between terminal concessionaires and cruise companies in the cruise events management process. This is an exploratory study conducted through a qualitative approach analysing two terminal concessionaires in the Italian context. It provides a set of key performance indicators to support the management, to control and coordinate the cruise event processes described and to gather data on the efficiency and effectiveness of the "new events" promoted by the concessionaires.