RISULTATI RICERCA

La ricerca ha estratto dal catalogo 104759 titoli

Fulvia De Benedettis, Sandra Fersurella, Silvia Presciuttini

Un punto di vista junghiano sulla terapia di coppia

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 1 / 2014

Proponiamo un commento junghiano all’articolo della dott.ssa Gambella. La nostra rilettura della terapia descritta è mirata a "sognare" il testo, nell’accezione intesa da Ogden. Nella coppia descritta, consideriamo la problematica relazionale inconscia tra le immagini archetipiche di "Anima" e "Animus". Osserviamo, anche, cosa accade nello "spazio terzo" della terapia, che diventa un terzo soggetto con i suoi stati emotivi e con le opposte qualità affettive di cui coppia e terapeuta investono il campo. Rintracciamo, inoltre, strette risonanze tra le "metodiche metaforiche" utilizzate in campo relazionale e la dimensione della narrazione e dell’immaginazione che permea la prassi terapeutica junghiana.

Un percorso complesso, lo svincolo traumatico di una figlia, che si inserisce nelle problematiche irrisolte della coppia genitoriale. Relazione terapeutica: mettersi in gioco senza lasciarsi travolgere dall’emozioni. Si lavora con i due livelli relazionali, genitoriale e di coppia avvalendosi anche di tecniche metaforiche e analogiche: il racconto sistemico, le sculture fenomenologiche e mitiche. Il malessere della coppia ritorna. Ma si riconsegna loro la responsabilità della coppia con una prescrizione paradossale. Infine vengono esposte alcune considerazioni sulla relazione terapeutica.

Antonio Onofri, Paola Castelli Gattinara, Alessandra Ciolfi, Marta Lepore, Silvia Ventriglia

L’approccio EMDR in un servizio di aiuto psicologico per rifugiati e richiedenti asilo a Roma

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 1 / 2014

Gli Autori descrivono brevemente i sintomi psichiatrici più comuni in un campione particolare di immigrati, quello dei rifugiati e richiedenti asilo. Riportano quindi la alta frequenza di reazioni post-traumatiche complesse (Herman, 1997) in questa popolazione clinica, caratterizzata da eventi traumatici molteplici, prolungati e spesso di natura interpersonale. Particolare importanza assumono i disturbi da somatizzazione e quindi quegli interventi terapeutici in grado di tenere in attenta considerazione il corpo. Dopo una breve rassegna della letteratura riguardante la psicoterapia per i rifugiati e i richiedenti asilo, gli autori riferiscono prima la storia istituzionale di un ambulatorio ospedaliero per i disturbi da stress post-traumatico e di un servizio di aiuto psicologico specificamente rivolto a questa popolazione clinica; quindi descrivono un protocollo di intervento terapeutico con l’approccio EMDR svolto "per fasi" e inizialmente centrato sulla stabilizzazione del paziente, sulla attivazione di risorse personali, sul controllo dei sintomi ansiosi e dissociativi, sul miglioramento dei sintomi corporei e solo in un secondo momento sulla rielaborazione e integrazione dei ricordi traumatici (Shapiro, 2012). L’articolo è corredato dal resoconto clinico di tre casi singoli particolarmente esemplificativi.

La psicopatologia deriva da esperienze traumatiche infantili che frequentemente conducono allo sviluppo di credenze inconsce patogene. I pazienti intraprendono una psicoterapia con l’obiettivo inconscio di smentire tali credenze. Ci sono tre vie principali attraverso le quali essi possono farlo: 1) usando la relazione terapeutica in quanto tale; 2) usando nuove acquisizioni o insight veicolati dalle interpretazioni del terapeuta; o 3) sottoponendo direttamente il terapeuta a delle prove. Esistono due differenti strategie di prova: 1) attraverso un test transferale, il paziente cerca di valutare se il terapeuta lo traumatizzerà come - il paziente - è stato traumatizzato nell’infanzia; 2) nel test del rivolgimento da passivo ad attivo, il paziente traumatizza il terapeuta come egli stesso è stato traumatizzato, nel tentativo di superare il trauma. I pazienti sono altamente motivati a smentire le loro credenze patogene. Tipicamente devono "testare" il terapeuta nel corso di tutto il trattamento per poterlo fare.

L’autore ritiene che nel processo di cura la stessa personalità dell’analista può divenire un fattore salutare o nocivo ai fini dell’esito della cura stessa. Le sue specifiche qualità umane dovrebbero porlo nella condizione di non essere travolto dalle correnti emozionali che attraversano la stanza d’analisi. Queste ultime possono contagiare la sua pensabilità. La possibilità che la mente dell’analista al lavoro si risvegli alla consapevolezza fa si che non si stabilisca una collusione cronica. Il confine, però, tra contagio e collusione cronica è molto labile ed incerto. Questa fragile distinzione fa si che l’errore-incidente può divenire un ostacolo e bloccare il processo analitico, a volte interromperlo, oppure divenire una risorsa per la relazione analitica.

Armando Cotugno, Walter Sapuppo

L’errore in psicoterapia. Una prospettiva tra Control-Mastery theory e cognitivismo evoluzionista

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 1 / 2014

Sia in ambito psicodinamico che cognitivo-comportamentale, il concetto di errore terapeutico rappresenta un argomento controverso e di cruciale importanza. Nel concepire l’errore come un evento che colpisce in modo negativo il paziente (direttamente o indirettamente) attraverso la compromissione del corso o della qualità della terapia stessa, gli autori prendono in esame differenti studi presenti in letteratura che testimoniano l’attenzione dedicata alla classificazione degli errori, ai fattori iatrogeni derivati da distorsioni o carenze di tecnica terapeutica e la conseguente necessità di condividere criteri di azione sistematici ed empiricamente derivati con cui valutare le competenze specialistiche, l’attitudine al trattamento nonché le caratteristiche personologiche del terapeuta. La cornice teorica descritta, con l’ausilio di esemplificazioni cliniche, è quella cognitivo-evoluzionista e della Control-Mastery Theory.

Alfredo Canevaro

Drop-out e fallimento terapeutico sono la stessa cosa?

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 1 / 2014

Questa relazione intende promuovere uno spazio di riflessione su una situazione clinica molto conosciuta da ogni psicoterapeuta e stranamente poco studiata nella letteratura e poco trattata negli appositi congressi. Questo lavoro intende differenziare il drop-out dal fallimento terapeutico, e mettere a fuoco una definizione di esso in funzione del processo terapeutico di un individuo, di una coppia e di una famiglia. In linea con il trend emergente di questo decennio che inizia ad interessarsi dei risultati nella terapia familiare, si sforza di rivalutare questa come scienza clinica, ricordando che la sua nascita come disciplina si deve in gran parte al desiderio di superare precisamente i fallimenti terapeutici.

A cura della Redazione

Editoriale

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 1 / 2014

Maria Felice Arezzo

Il lavoro irregolare nelle regioni italiane: un’analisi econometrica dal 1995 al 2008

RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO

Fascicolo: 1 / 2014

Il tasso di irregolarità del lavoro nelle regioni italiane presenta caratteristiche di forte persistenza nel corso del tempo, nonostante i numerosi interventi legislativi che si sono succeduti nel tempo. L’obiettivo del lavoro è identificare quali sono le caratteristiche economico-sociali delle regioni in grado di spiegare il fenomeno dell’impiego di lavoro irregolare. Dopo avere analizzato la principale letteratura nazionale e internazionale sull’economia sommersa e il lavoro irregolare, sono state identificate le principali determinanti del fenomeno. I dati utilizzati sono quelli resi disponibili dall’ISTAT in serie storica. Dall’analisi esplorativa dei dati, appare che la specificazione preferibile del modello sia di tipo dinamico e cioè esso deve includere il tasso di irregolarità ritardato tra le covariate. Attraverso uno stimatore GMM di Arellano-Bond si è stimato il modello panel dinamico. L’analisi empirica conferma l’ipotesi che il modello è di tipo autoregressivo. In linea con quanto trovato da altri autori, risultano rilevanti anche il tasso di disoccupazione, la tax morale (colta attraverso il capitale sociale), il capitale umano e la capacità di innovare. L’evasione fiscale e contributiva è una delle principali piaghe dell’Italia che, in questo momento di crisi, è particolarmente difficile da tollerare. Ecco perché comprendere le ragioni che spiegano il lavoro irregolare è molto importante, soprattutto per i policy maker. Il presente articolo va in questa direzione, contribuendo a dare indicazioni su quali sono gli aspetti che, a livello regionale, vanno potenziati oppure ridotti al fine di contrastare il sommerso.

Massimo Gallo, Lorenzo Valmasoni

Skill upgrading e grande recessione: evidenze dai dati dei centri per l’impiego del veneto

RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO

Fascicolo: 1 / 2014

Questo lavoro studia i cambiamenti intervenuti nella composizione qualitativa dell’occupazione in Veneto attraverso l’analisi dei microdati lavoratore-impresa ottenuti collegando l’archivio dei bilanci delle imprese Cerved alla base dati amministrativa Planet 2.1 di Veneto Lavoro che registra l’universo delle transizioni dei lavoratori dipendenti nel mercato del lavoro regionale. L’analisi mostra come, anche durante la recente crisi, in un contesto generale di riduzione del valore aggiunto e dell’occupazione, sia proseguita la tendenza all’innalzamento delle qualifiche professionali e del grado d’istruzione degli occupati dipendenti. Tale risultato deriva sia da un effetto di selezione delle imprese, per cui quelle meno produttive, con la forza lavoro meno qualificata, sono più frequentemente uscite dal mercato, sia dal processo di ristrutturazione messo in atto dalle imprese più produttive che per mantenere la propria posizione competitiva hanno continuato a migliorare il livello medio di qualificazione e istruzione della forza lavoro.

Giuseppe Albanese, Pietro De Matteis

L’evoluzione delle politiche di coesione: dibattito teorico e prospettive

RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO

Fascicolo: 1 / 2014

Nonostante tutti i Paesi sviluppati, sospinti da motivazioni di carattere sociale o politico, facciano ricorso a politiche regionali, resta aperto il confronto sull’efficacia di tali interventi. Il presente lavoro illustra innanzitutto il dibattito internazionale, che vede oggi contrapporsi due visioni alternative che in breve possono riassumersi nel sostegno a politiche "cieche" rispetto alla dimensione spaziale o al contrario a politiche mirate sui luoghi. Successivamente, il lavoro descrive i principali fatti che contrassegnano la progettazione della futura politica di coesione in Europa e in Italia.

A cura della Redazione

Libri ricevuti

RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA

Fascicolo: 2 / 2014

A cura della Redazione

Schede

RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA

Fascicolo: 2 / 2014

A cura della Redazione

Recensioni

RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA

Fascicolo: 2 / 2014

Jocelyn Benoist

Realismo e obbiettivismo: Alexius Meinong

RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA

Fascicolo: 2 / 2014

Meinong has become a central reference point in the contemporary revival of realism. However, prima facie, it might seem paradoxical to call him a realist since he explicitly wanted to do away with any kind of "bias in favor of reality". It is therefore worth asking in which sense the Theory of Object, as far as it resolutely goes beyond reality, can be characterized as essentially realist. As a Brentanist the Austrian philosopher endorsed a strong realism with regard to empirical reality; in his view, this is the proper object of metaphysics. However, it seems more difficult to make sense of his realism in respect of those objects that are not real - and, as a matter of fact, of every kind of object - which he calls ‘objectivism’. This paper investigates the real meaning of such ‘objectivism’ and sees in that stance, beyond its superficial (neo- )Kantian features, an anti-Copernican revolution in philosophy that proclaims the unconditional precedence of the object over thought. Reading Meinong thus helps us to understand better what realism is.