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Gli studi sullo sviluppo urbanistico in Turchia negli ultimi vent’anni hanno messo in luce il forte impatto delle politiche macroeconomiche neoliberiste, con l’accumulo di capitale domestico reinvestibile nel settore edilizio, e delle modifiche di diritto amministrativo che hanno sostanzialmente aumentato il potere discrezionale delle ammi nistrazioni locali. In questo contesto, il governo e i municipi a guida AKP hanno promosso, spesso per motivi elettorali, politiche di intensa urbanizzazione e rigenerazione urbana, declinate sotto forma di costruzione di nuovi quartieri satellite o di riqualificazione delle periferie informali basate sul ben noto modello del gecekondu. Motivazioni di ordine pubblico, salute, decoro e sicurezza antisismica hanno spesso fornito una patina di legittimazione a interventi molto estesi, il cui strumento attuativo è stato un’agenzia governativa di edilizia pubblica nota come TOK?I, oltre che numerose sinergie tra settore pubblico e privato. La convergenza di interessi privati e interessi politici è particolarmente evidente nell’ambiente di media imprenditoria delle città di provincia e di orientamento religioso che è stato definito come "post-islamismo orientato al mercato".
A distinct feature of Muslim cities is demarcated separation between zones of public economic and private domestic activities. Such spatial distinction has been the organic extension of a social structure with limited presence of women in public zones. However, separation of spaces in the Muslim city and the way it is utilized, shaped and reproduced by men and women is not a simple case of dividing public-private geographies and assigning them to males and females, respectively, and has been subject to appropriations and adaptations. The Shiite traditional Muharram procession is one of the instances of such appropriation which produces a semi-private or tertiary (social and spatial) realm, where gendered behaviours are more fluid, the loyalties of the kin stretch beyond the dominant normative, and both men and women move with greater ease. Such spatial fluidity exacerbated during the rituals of Muharram, where presence of women in public space is promoted and invigorated. Among other means, the ephemeral space sanctification is utilized to create a space where the social sanctions are temporarily lifted, and gender spatial boundaries are suspended. As an ethnographical piece of research using methods informed by urban planning and urban sociology and based on a cross-disciplinary study of gendered spatial divisions (socially and architecturally), this article endeavours to investigate the notion of ephemeral space sanctification in a Muslim city among the Guilani population in Lahijan, in northern Iran.
Jeddah, "sposa del mare" intrinsecamente legata ai commerci e ai traffici marittimi e "porto della Mecca", culla dell’Islam e meta dei pellegrini, è oggetto di un’indagine che mira a ripercorrere alcuni momenti chiave della storia della città, sino all’evoluzione più recente. Oggi anche questa realtà urbana è divenuta sempre più complessa, costretta a far fronte a nuove problematiche e sfide imposte dallo sviluppo, dalla modernità e dalla crescita demografica. La memoria storica e il tema della sostenibilità socioculturale degli spazi urbani antichi e nuovi sono considerati alla luce di un interessante dibattito interno, di cui si coglie l’importanza per il futuro di questa grande città saudita e per le sue risorse umane
The city of Dubai, as well as other Arab Gulf cities, have been rightly privileged in the field of urban studies as applied to the Arab/Middle Eastern region. The spectacular rise of Arab Gulf cities is often referred to as a model for other cities, particularly in the Arab Middle/Eastern region, where many architects, contractors and urban planners aspire to replicate. However, is that really what is happening? This paper argues that the focus on the Gulf model conceals local dynamics in cities across the Arab world, which also has implications in terms of understanding the trend of ‘neoliberal urban developments’ in the region. This paper will use the cases of the ‘Abdali project’ in Amman, Jordan, and the ‘Solidere project’ in Beirut, Lebanon, to show the limits of understanding these developments as cookie cutter models of Gulf cities and to demonstrate that more attention needs to be paid to the local circumstances, dynamics, and influences that shaped urban developments in the two Levantine capital-cities.
Città islamica Trasformazione urbana Spazi pubblici Modernità multiple. Il saggio introduttivo espone la cornice concettuale utilizzata nel presente fascicolo evidenziando come l’immaginazione e la realizzazione materiale degli spazi domestici e degli spazi urbani abbia rappresentato, sin dal diciannovesimo secolo, uno strumento di elaborazione e contestazione dei concetti di autenticità e di modernizzazione in molte aree urbane del Medio Oriente e del Nord Africa. Nell’offrire una panoramica degli studi di storia urbana nelle società islamiche, il saggio introduttivo mostra come la letteratura più recente abbia problematizzato la nozione di "città islamica" e una dicotomia semplicistica tra il nativo/tradizionale e l’importato/moderno, evidenziando ansie, contraddizioni, identità, percezioni e interessi multiformi. In questo senso, il fascicolo si prefigge di presentare alcuni casi di trasformazione urbana nei quali le dinamiche di modernizzazione e concentrazione della ricchezza si accompagnano al consolidamento di segni architettonici e monumenti che si prefiggono, in maniera talvolta ambigua e contraddittoria, di rimarcare un carattere identitario.
Desde la conquista castellana de 1512, Navarra no contó con la presencia de la figura regia en su territorio. Tras esa fecha, se creó un sistema diplomático compuesto tanto por agentes permanentes como por embajadores itinerantes, encargados de representar los intereses del reino en la Corte de Madrid. A pesar de ello, el monarca y su familia visitaron en varias ocasiones el territorio navarro para solicitar tropas y recursos para la guerra. Por otro lado, la asamblea navarra aprovechó para que el rey y el príncipe juraran sus Fueros y el mantenimiento de sus privilegios. La ritualidad y el ceremonial fueron muy importantes en estas visitas, en las que las instituciones del reino proyectaron una identidad común opuesta a la castellana. El resto de territorios de la Corona también quisieron visitar al rey cuando se acercaba a Navarra y protagonizaron serias disputas para preceder al resto en ceremonias públicas tales como los besamanos, exequias y proclamaciones reales.
Muovendosi da una breve riflessione sulle fonti, l’autore riflette sulle formalità adottate e pretese nelle delegazioni delle comunità locali alla corte dei monarchi spagnoli. Dopo aver individuato gli aspetti comuni tra queste delegazioni e prestando attenzione alla simultaneità tra ambasciate provenienti da territori diversi, si propone l’ipotesi di un disciplinamento formale di queste pratiche dopo l’irrigidimento dovuto alle rivolte di metà Seicento. Se infatti un ambasciatore di un principe sovrano doveva garantire lo splendore del proprio signore, le delegazioni delle città e delle comunità locali davano voce a una complessità di rapporti e a una pluralità di attori che rendevano spesso particolarmente difficile le delegazioni provenienti da uno stesso Regno e finivano spesso per determinare inevitabili conflitti protocollari tra i vari rappresentanti presenti a corte. Nel testo emerge la flessibilità del cerimoniale di corte davanti a delegazioni che rappresentavano un degli Asburgo di Spagna.
Nelle ultime decadi gli studi sulla diplomazia in età moderna hanno goduto di un rinnovato interesse. Pur inserendosi in una tradizione storiografica consolidata, le ricerche più recenti hanno mirato a mettere in luce non soltanto l’importanza delle "pratiche" diplomatiche, ma anche degli attori, in una duplice dimensione, pubblica e privata. Il mutamento del punto d’osservazione, dalle istituzioni a coloro i quali nelle istituzioni agivano, ha permesso di approfondire le specificità delle esperienze, di leggere le attività dei singoli in relazione non soltanto alle dinamiche politiche internazionali, ma anche alla gestione del potere nei più circoscritti contesti locali. Il presente saggio intende inserirsi in questo filone di ricerche e, attraverso la figura di Carmine Nicola Caracciolo, Principe di Santobuono, proporre una riflessione su alcuni aspetti particolarmente rilevanti: quali fossero i campi d’azione e i margini di manovra degli ambasciatori in contesti, militari e politici, conflittuali e in costante e rapida trasformazione; quali fossero i meccanismi della costruzione di reti di comunicazione segrete e sicure fra le diverse corti europee; in che modo le aspirazioni personali dei singoli diplomatici trovassero soddisfazione in termini di prestigio, riconoscimenti, carriere.
L’articolo analizza il profilo bio-bibliografico di Pietro Leonardo Roncas, barone di Castelargento (1562-1639), uno dei personaggi più importanti del governo di Carlo Emanuele I, duca di Savoia (1562-1630). Inoltre, il testo propone una revisione dei documenti legati a Roncas conservati presso l’archivio di Simancas (Valladolid), e qui pubblicati per la prima volta, così come il soggiorno di Roncas presso la corte spagnola nel 1606. Il diario di viaggio del barone, pubblicato per la prima volta da Gaudenzio Claretta nel 1872, contiene anche delle notizie essenziali per capire la sua visione del mondo ispanico.
This essay analyzes some aspects of the ceremoniality of diplomats of "small" or "minor" states sent to important courts or meetings with many other diplomatic representatives. Starting from some recent reflections on the "new" history of political, cultural and diplomatic practice, the focus is on the opportunities available to representatives of "small" states within the framework of ceremonials that during early modern age were increasingly bound by rules. The concept of a "minor" state therefore appears useful for the analysis of the concrete instruments of these diplomatic figures - the ambassadors of the small states - who often did not have the status of ambassador in the European monarchies but only the one, of minor importance, of the envoy. Through the cases of the envoys of Genoa and Florence, the essay analyzes the strategies put in place by these negotiators, often very skilled but with little tools, to acquire spaces of relationship and negotiation, balancing, when possible, the tender for the acquisition of a good position in ceremonial meetings with the need to find places and opportunities for negotiation and compromise.