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Societies are ageing fast, especially in developed countries, where population is becoming progressively urban. Also, individuals show different functional capacity, with greater differences during adult life and older age, facing progressive health impairments. Therefore, active ageing becomes an essential lifestyle for autonomous senior citizens, whose growing numbers are showing a grey power that will determine public policies, namely on public space and housing. Alvalade neighborhood, in Lisbon, will be analyzed as an urban area whose modernist housing ensembles could allow simple transformations, taking advantage of the existence of common spaces in each building to be used for the common good of its residents. Two case studies of interventions are proposed and explained, towards an elder-friendly environment, including co-housing and intergenerational housing.

Marco Lucchini, Gaspar Jaen y Urban

Composizione planimetrica nella residenza a Barcellona, anni 1940-1960

TERRITORIO

Fascicolo: 86 / 2018

L’articolo indaga un particolare aspetto dell’architettura barcellonese degli anni ’40 e ’60 del Novecento, ossia la configurazione planimetrica degli edifici residenziali delle case economiche o per il ceto medio. L’architettura barcellonese assunse per ragioni storiche legate alla resistenza contro il Franchismo una particolare identità soprattutto (ma non solo) linguistica ed espressiva. Dietro i linguaggi ci fu tuttavia una base tipologica forte, rappresentata da strutture formali, riconoscibili nei tipi planimetrici, la cui efficacia in termini di organizzazione dello spazio domestico permane tuttora a più di sessant’anni di distanza. Poiché gli architetti moderni ebbero scarse possibilità di intervenire sul tessuto urbano a causa del potere della speculazione collusa con la dittatura, le planimetrie degli edifici furono l’unica occasione concreta di instaurare un dialogo, seppur indiretto, con la morfologia della città.

Eloy Llevat Soy

L’eredità di un abitare moderno. Il caso di Villagexpo a Nantes

TERRITORIO

Fascicolo: 86 / 2018

Alla fine degli anni ’60 il governo francese intraprese una politica abitativa volta a superare la dicotomia tra ‘grand ensemble’ e ‘pavillon’, le due alternative più diffuse all’epoca ma non per questo esenti da dure critiche. ‘Villagexpo’ è il risultato dell’ambizione di incidere sulle preferenze più intime degli abitanti, modellando desideri e scartando anomalie; ambizione che vuole assoggettata l’individualità del pavillon, e che cerca nella pluralità l’antidoto per misantropie piccoloborghesi. Tuttavia oggi, secondo l’autore, il quartiere è vissuto in modo assai diverso da quello immaginato. Le grandi propensioni degli anni ’60 si sono dissolte in rinnovati sforzi per potenziare lo spazio privato e la separazione dagli altri, e in differenze culturali e di reddito che accentuano la diversità anziché l’omogeneità.

Marika Arena, Paola Colzani, Giulia Piantoni

Life for industrial sites End Of Life

TERRITORIO

Fascicolo: 86 / 2018

n the last decade, the decline in industrial settlements has emerged as an increasingly relevant and complex phenomenon, unveiling the limitations of the management models that are traditionally applied to these situations. This crucial problem is here addressed by adopting a conceptual framework, built to exploit a systemic perspective that moves from the recognition of the centrality of the company that used to inhabit the site. Specifically, operational guidelines are proposed and tested through their application to the case of enel’s power plant in Porto Tolle, being part of the Futur-e project. The results show how the conceptual model enables the identification of site-specific guidelines for the End Of Life (eol) strategy definition, and for the generation of opportunities for the entire area. If more traditional approaches were used, these opportunities would have remained undiscovered.

L’articolo propone di osservare alcuni territori poco indagati dagli studi urbani attraverso la lente delle centrali termoelettriche in dismissione coinvolte nel progetto Futur-e, promosso da enel per supportare la rigenerazione dei siti non più produttivi. Oltre ad alcune informazioni già presenti nei dossier informativi redatti per il progetto dal Politecnico di Milano e qui ulteriormente elaborate, nell’articolo trova spazio una riflessione a posteriori sulla natura dei territori delle centrali, sviluppata a partire da osservazioni e appunti presi durante i sopralluoghi, e approfondita attraverso riferimenti teorici e materiale empirico. L’articolo pone infine alcuni interrogativi sul tema della memoria e sul modo in cui la conoscenza ottenuta sul campo possa essere trasformata in patrimonio per il progetto Futur-e, e non solo.

Chiara Geroldi

Landscapes and architecture of thermoelectric power stations in Italy

TERRITORIO

Fascicolo: 86 / 2018

Several recently closed and underused thermoelectric power stations in Italy are the topic of the energy company enel’s project Futur-e. Here, some of those plants are described and several reflections at different scales are offered, useful to deal with such technical spaces from a design perspective. The paper will show that these plants are usually part of a global network of fuel flows and part of the ‘operational landscape’ (a definition provided within the context of the recent concept of ‘planetary urbanization’). How such power stations can influence their local context to generate a ‘landscape’ is discussed. The plants are then analysed in terms of their recurring spaces and structures as well as the unexpected environments, such as ‘natural’ areas or even archaeological sites that, strangely enough, may be found inside their borders.

L’articolo descrive dal punto di vista delle procedure e degli strumenti adottati il programma Futur-e, che enel ha intrapreso con la consulenza del Politecnico di Milano nel 2015 per riconvertire 23 centrali termoelettriche dismesse sul territorio italiano. Le prime esperienze svolte hanno suggerito un progressivo affinamento della tipologia di bando, delle forme del confronto con le realtà locali, dei criteri di valutazione delle proposte. Si è trattato di una sorta di processo di ‘learning by doing’ volto a garantire la qualità del progetto, la sua fattibilità economica e un più stringente rapporto con gli stakeholder locali. Ciò consente di avanzare alcune riflessioni sugli strumenti necessari ad avviare processi di riuso e di rigenerazione urbana e territoriale in aree spesso marginali e complesse come quelle che ospitano le centrali termoelettriche.

Chiara Geroldi, Gloria Pessina

Le centrali elettriche coinvolte nel progetto Futur-e

TERRITORIO

Fascicolo: 86 / 2018

Il progetto Futur-e di enel dà l’occasione per descrivere alcune delle centrali termoelettriche presenti sul territorio italiano e di formulare alcune conclusioni sulle costanti e sugli elementi di differenza dei vari siti. Le descrizioni presentate si soffermano sulle principali caratteristiche degli impianti, mostrando le loro differenti dimensioni e localizzazioni. Un ampio apparato fotografico completa l’articolo, offrendo per ognuna delle centrali considerate viste aeree che permettono di comprendere l’inserimento degli impianti nel contesto circostante e viste di dettaglio che ne sottolineano alcune peculiarità.

Giovanni Azzone, Alessandro Balducci

Il progetto Futur-e e il ruolo del Politecnico di Milano

TERRITORIO

Fascicolo: 86 / 2018

L’articolo introduce il progetto Futur-e promosso da enel nel 2015 e illustra il ruolo svolto dal Politecnico di Milano (Dipartimento di Architettura e Studi Urbani e Dipartimento di Ingegneria Gestionale) nell’accompagnamento delle varie fasi del lavoro. La scelta della grande azienda energetica di avviare un processo di riqualificazione per 23 centrali termoelettriche italiane pone problemi nuovi per gli studi urbani rispetto alle più consuete rigenerazioni di aree industriali dismesse: diverse sono le localizzazioni degli impianti, le dimensioni, le infrastrutture di supporto, così come gli aspetti simbolici attribuiti alle centrali. Anche dal punto di vista degli studi gestionali, il progetto Futur-e dà l’occasione di riflettere su nuove strategie di Corporate Social Responsibility, in particolare per le aziende i cui siti siano localizzati in aree marginali o non di pregio.

Antonella Bruzzese, Chiara Geroldi, Gloria Pessina

Il progetto Futur-e

TERRITORIO

Fascicolo: 86 / 2018

Futur-e è il nome del progetto promosso da enel nel 2015 per la riqualificazione dei siti di oltre venti centrali termoelettriche in dismissione o già dismesse, situate in varie parti del territorio italiano. Il progetto, ancora in corso, ha visto fin dal principio il supporto tecnico dei Dipartimenti di Architettura e Studi Urbani e di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano. A valle del lavoro svolto e nella prospettiva di innovare la collaborazione attualmente in corso, si propongono alcune riflessioni sul ruolo svolto dall’università nel processo, sulla natura e distribuzione territoriale delle centrali oggetto del progetto, sui loro paesaggi e architetture, sulla vita che si svolge al loro interno, sugli strumenti operativi per la conversione e, infine, su nuove strategie possibili di Corporate Social Responsibility per le imprese.

Il saggio focalizza l’attenzione sulle diverse relazioni intessute nel tempo tra Civita e il suo territorio. Lo fa collocando la vicenda di questo piccolo nucleo all’interno di quel processo di ristrutturazione economico-sociospaziale che Lefebvre definisce rivoluzione urbana. Una rivoluzione che, nel territorio di Civita, provoca un doppio movimento: da un lato decreta l’abbondono del territorio e lo spopolamento del nucleo e dall’altro favorisce, nell’innescare nuove forme urbane di appropriazione del borgo, un processo di estetizzazione e di spettacolarizzazione del paesaggio. A partire da un’analisi critica di questa trasformazione l’autrice prova a suggerire delle piste per uscire da questa narcosi estetizzante ripartendo dalla specificità della relazione, stabilita nella storia, dagli uomini che qui hanno vissuto, con la fragilità di questa terra.

Enzo Scandurra

Civita: futuro anteriore

TERRITORIO

Fascicolo: 86 / 2018

Civita nell’immaginario turistico rappresenta la città che muore. E della propria morte fa spettacolo. A Civita abbandono e turismo si contendono il primato. Entrambi accelerano i processi distruttivi. Un borgo che vive della sua morte, che avviene lentamente. Questa sua morte si è trasformata in uno spettacolo che attira turisti da ogni parte del mondo. Così che la sua storia si trasforma in una nuova narrazione, cancellando ogni traccia del proprio passato e allontanando il futuro. Ma questo è proprio ciò che si vuole: fare spettacolo della sua agonia senza che vengano intraprese azioni finalizzate a restituirgli una nuova vita. Perché anche la morte, nell’era del turismo, è un evento da cui ricavare risorse. È il paradosso del turismo che preferisce la parvenza di vita anziché la vita vera, il falso di vita anziché il vivere veramente.

In questo articolo, partendo dal caso di Civita di Bagnoregio, si discute in che modo la diffusione di piattaforme quali Airbnb e Tripadvisor influisce sulle modalità di mercificazione e turistificazione dei luoghi. L’idea è che l’ecosistema digitale, che sempre più media il nostro rapporto con lo spazio, non si limiti a sostituire gli intermediari che tradizionalmente hanno svolto questo ruolo. Esso impone piuttosto logiche proprie che possono essere pienamente comprese solo a partire dalle peculiari forme di estrazione e accumulazione del valore su cui si basa il capitalismo delle piattaforme. L’obiettivo dell’articolo è offrire una mappa concettuale preliminare e parziale che aiuti a comprendere tali logiche, i loro effetti spaziali, e in che modo esse rischiano di tradursi in insidiose forme di cattura tecnologica, economica e simbolica.

A partire da una critica alla dottrina del patrimonio storico e artistico come ‘petrolio d’Italia’, e con uno sguardo specifico alla realtà di Civita di Bagnoregio, il contributo propone un’analisi sul ruolo dell’industria turistica in relazione al territorio. Questa relazione verrà indagata a partire dall’impiego del concetto di ‘estrattivismo’, desunto in particolare dal dibattito sudamericano. A sostegno di questa ipotesi interpretativa, verrà compiuta una rassegna dell’impiego di metafore estrattive da parte di diversi soggetti implicati nella gestione del fenomeno turistico, con particolare riferimento al ‘modello Civita’.

Il contributo interroga la relazione tra comunità insediata, risorse e territorio in una prospettiva al contempo storica e attuale. A partire da un’analisi delle modalità attraverso cui la comunità ha storicamente affrontato e gestito le fragilità ambientali del territorio civitonico, dallo studio del paesaggio, della storia dei luoghi, delle logiche e delle regole di convivenza e rispetto reciproco tra uomo e natura, l’autrice propone di ricercare spunti per gestire le complessità che si presentano oggi a Civita. Come affrontare la nuova fase della storia per Civita e la sua valle, dove i conflitti si moltiplicano esponenzialmente grazie anche ai nuovi fenomeni del turismo? L’idea di recuperare il concetto già esplorato del territorio di Bagnoregio come ‘laboratorio’ per affrontare le criticità attuali in chiave eco-sostenibile potrebbe essere la strada giusta.

Questo saggio si configura come una biografia territoriale di Civita di Bagnoregio. Si tratta del racconto complesso di un duello con la morte che affonda le proprie radici nella fragilità geomorfologica del borgo. È anche il racconto di una comunità che per secoli ha saputo opporsi tenacemente a questo tragico destino, intessendo un rapporto di cura, vitale e operoso, con il territorio. Almeno fino al momento in cui le spinte all’industrializzazione e il conseguente abbandono dei campi obbligano i civitonici a lasciare dolorosamente quel loro scoglio martoriato. Civita a partire dagli anni ’60 viene progressivamente riscoperta dall’esterno. Quello che s’inaugura è un nuovo ciclo vitale, con nuovi abitanti e nuovi usi urbani, che fanno leva su processi di estetizzazione diffusa. È l’amplificazione di questi stessi processi, tuttavia, che finirà con il produrre pericolosi processi di mercificazione e museificazione territoriale.

Giovanni Attili

Civita di Bagnoregio: dall’abbandono alla reinvenzione turistica

TERRITORIO

Fascicolo: 86 / 2018

Questa introduzione vuole brevemente soffermarsi sulle principali trasformazioni territoriali che, in termini estremi e paradigmatici, contraddistinguono Civita di Bagnoregio. Si tratta di una narrazione che si concentra su alcuni passaggi fondamentali: lo spopolamento del nucleo abitativo a seguito del processo di industrializzazione che recide la relazione vitale e operosa che gli abitanti avevano con la terra agricola circostante; le nuove forme urbane di appropriazione del borgo e i conseguenti processi di estetizzazione del paesaggio; la riscoperta turistica del borgo ad uso e consumo di un’industria che finisce con il produrre pericolosi processi di mercificazione e museificazione territoriale. Si tratta di una traiettoria trasformativa, dall’abbandono alla reinvenzione turistica, che costituisce la trama attorno a cui si snodano i diversi contributi di questo servizio.

«The school as a city and the city as a school» is the title of a lecture that Shadrach Woods gave his students in 1969, soon published on Harvard Educational Review. Through ‘the architecture of education’ he sought to reformulate ideas of how universities should function. This brought Woods to the experience of the Non-School (1966): a school without walls, in dialogue with the city. Price was likewise very active in this field, as a guest editor for the Architectural Design special issue entitled «Learning» (1968), as the author of Potteries Thinkbelt (1966), and as a founder of the experience of the Anti- University of London (1968). This article offers a critical comparison between the visions on education of Woods and Price, and their use of practices and methods of architecture for a radical discourse and experimentation around education.

This paper presents the training programme to improve faculty members teaching skills at the University of Milano-Bicocca. The hypothesis of this work is about the role of the inter and transdisciplinary approach in developing the capacity to promote student’s conceptual change on disciplinary content. Data have been collected through the recorded audio of the training activity. Data analysis is conducted by thematic analysis structured in three main categories: knowledge selection process; teacher’s perception on student’s knowledge acquisition; teacher’s strategies aimed at making disciplinary knowledge accessible. The first results show a complex configuration of teacher’s perceptions and strategies.

Floriana Falcinelli, Maria Filomia, Valentino Santucci, Gianluca Vinti

Learning to learn

EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY

Fascicolo: 2 / 2018