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La psicopatia è una grave e pericolosa patologia della personalità da lungo tempo oggetto dell’interesse e dello studio di clinici e ricercatori. Alcuni personaggi cinematografici ce ne hanno fornito dei modelli, come il Joker di Phillips, tratto dall’omonimo personaggio dei fumetti DC Comics. Tra la diagnosi e l’orrore, la storia di Joker solleva inquietudini sull’animo umano cui è difficile restare indifferenti.
Il successo di un film sulfureo e violento come è Joker (USA, 2019) deriva dalla capacità del regista di fare immedesimare lo spettatore con la vicenda emotiva del protagonista, un personaggio negativo che si confronta tragicamente con il tema del Male. La costellazione di morte proposta da sir Arthur H. Williams permette di valutarne puntualmente la struttura, gli elementi caratteristici, le possibili evoluzioni e destini in persone e pazienti nei quali prevalga la destrudo rispetto alla libido. Il concetto junghiano di Ombra rivisitato da Mario Trevi ci interroga sul senso del limite, della negatività e del male inevitabilmente presente in ogni esistenza umana.
L’autrice elabora attraverso la sua esperienza clinica, una linea interpretativa del narcisismo e del Disturbo Narcisistico di Personalità secondo il modello delle polarità semantiche di Ugazio (1998). Sostiene la differenza tra una dimensione narcisistica inerente alla regolazione dell’autostima, ubiquitaria e declinata in modo specifico nelle diverse semantiche familiari e il DNP. Solo in quest’ultimo caso la semantica del potere è rintracciabile come quella critica. L’autrice rintraccia anche alcune costanti caratteristiche del contesto di apprendimento.
Partendo da un resoconto clinico, l’autore propone una rilettura analitica di un percorso psicologico ad orientamento sistemico relazionale interrottosi, con un duplice senso di successo e fallimento, a conclusione del quarto incontro. Duplice è anche lo sguardo con cui il caso viene ripreso, intrecciando tra loro il tema delle immagini, di cui l’incontro è particolarmente ricco e la dinamica di transfert/controtransfert, quale indicatore prezioso circa l’emergenza di aspetti complessuali inconsci nella relazione. Prodotto di tale commistione è una riflessione su altri scenari possibili, laddove tali variabili (immagini e relazione) avessero trovato declinazione diversa nel corso del lavoro svolto.
Chi soffre di narcisismo non varca la soglia della stanza di terapia, per affrontare le proprie perdite, a meno che non si senta depresso. La conchiglia narcisistica, che protegge il fragile Sé, tende a rompersi durante la mezza età, quando ci si potrebbe perdere, come disse Dante, "nella selva oscura, ché la diritta via era smarrita". Nicola a 47 anni presentava i sintomi di una depressione con caratteristiche psicotiche. Preoccupandoci per il suo senso di impotenza, decidemmo di ascoltarlo senza insistere sui punti dolenti. Egli rivelò allora la sua tendenza a estrarre dall’altro, visto in modo parziale, quanto necessario. Guarì dalla depressione, recuperando quella attitudine narcisistica che lo mantiene in vita al costo dell’inaridimento.
Le autrici in questo articolo illustrano le loro riflessioni sul tema dell’incontro relazionale e della co-costruzione del rapporto tra i genitori e il figlio. Esplorano le dinamiche profonde che conducono i genitori delle ultime generazioni a richiedere un aiuto psicoterapeutico per i sintomi di un figlio. Nello specifico viene valorizzata l’influenza profonda che svolge uno scenario narcisistico genitoriale, composto di fasci di proiezioni o di parti scisse e dissociate, all’interno del rapporto con il figlio causando lo sviluppo di sintomatologie in età evolutiva. Nel lavoro vengono illustrati due caso clinici: il primo di una coppia giunta in consultazione con la richiesta di una psicoterapia per il figlio di 8 anni, che presenta un disturbo nella sfera emotiva e comportamentale e il sintomo di stipsi con encopresi; il secondo di una coppia che arriva in consultazione facendo chiara richiesta per il figlio maggiore di 15 anni che da tempo presenta un disturbo del comportamento e un rapporto conflittuale con loro e con la sorella di 11 anni. In entrambi i casi tutti i membri della famiglia presentano una fragilità narcisistica profonda che apre lo scenario ad una consultazione prolungata volta alla costruzione di setting ad hoc per ognuno dei membri. Le psicoterapie che verranno attivate avranno lo scopo di costruire uno spazio, mentale prima, e reale poi, al servizio di uno sviluppo più armonico dei figli che all’inizio delle consultazioni appaiono in una fase di stallo.
Quantunque abbia una matrice psicoanalitica, la categoria di narcisismo si dimostra feconda anche in ambito sociologico. Invero, i tratti della fisionomia narcisista espressi dal mito di Narciso - la autoreferenzialità, l’illusionismo, la entropia - non caratterizzano soltanto un tipo di personalità, ma qualificano la interrelazione tra personalità, società e cultura, che è tipica della formazione storico-sociale contemporanea, designabile appunto come "era del narcisismo". Nella nostra interpretazione sociologica la chiave esplicativa della "era del narcisismo" è costituita da un peculiare atteggiamento verso il mondo, definibile come minimalista: la contrazione dell’orizzonte delle aspettative. Questo abbassamento delle aspettative si declina sul piano temporale in una chiusura miope dell’Io nel presente, sul piano spaziale in una chiusura autoreferenziale dell’Io che indebolisce i legami sociali, sul piano simbolico in una perdita di capacità di elaborazione simbolica che spinge ad appiattire ogni realtà nella indifferenza. Tale restringimento delle aspettative si iscrive nella fisionomia bifocale della personalità narcisista, contrassegnata dalla combinazione di un "sé diminuito" e un "sé grandioso", di insufficienza e impotenza - reali - e di onnipotenza e autosufficienza - illusionistici - di vuoto e di ipertrofia, di minimalismo e di megalomania. Tra gli indicatori sociologici di narcisismo risultano particolarmente significativi: a) le affinità elettive di narcisismo e di consumismo, in primis la concezione della libertà come assenza di vincoli; b) l’erosione dei legami sociali, a partire dai legami primari con le figure genitoriali, innanzitutto con il padre, per giungere alla crisi dell’associazionismo nell’ambito della società civile e dei partiti di massa, nell’ambito della società politica; c) l’affermazione di una cultura e di una visione del mondo postmoderne, che svalutano i valori portanti della modernità - il lavoro, la politica, la scienza - , banalizzano la cultura in nome del relativismo e riducono la sensibilità per gli interrogativi esistenziali.
Come sistemici cerchiamo di produrre validità dall’interno (Maturana, 1998); cerchiamo spiegazioni coerenti compatibili con la persona, la sua cultura e la comunità in cui abita. Siamo più attenti alle irregolarità che alle regole, a ciò che appare discontinuo rispetto a ciò che è prevedibile, alle singolarità più che all’universale. Essere sistemici vuol anche dire sostituire alla nozione di verità quella di fiducia e per stabilire una relazione di fiducia dobbiamo renderci vulnerabili, pensare bene dell’altro e pensarlo in evoluzione. Queste nozioni saranno applicate al concetto di personalità narcisista.
L’articolo propone una riflessione teorica e clinica sul narcisismo in età evolutiva, tentando di creare un dialogo tra clinica e ricerca. Nella prima parte del lavoro, viene sviluppata una breve ricognizione teorica sulla nascita e sullo sviluppo del concetto di narcisismo in psicoanalisi. Nella seconda parte, viene proposto il contributo della ricerca empirica nell’ambito della diagnosi psicodinamica in età evolutiva, volgendo particolare attenzione ai pattern di personalità emergente in cui sono rintracciabili sintomatologie afferenti alle fragilità narcisistiche in età evolutiva. .
La Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI) è stata formalizzata in particolare per pazienti con disturbi di personalità a prevalente sovra-regolazione emotiva e comportamentale. In questi pazienti gli aspetti di sofferenza sono innescati e sostenuti da schemi interpersonali maladattivi, metacognizione compromessa e conseguenti coping disfunzionali. All’interno della stessa categoria diagnostica di Disturbo Narcisistico di Personalità si ritrovano pazienti con schemi interpersonali e coping che rendono evidenti diversi sottotipi di narcisismo; a partire da ciò proporremo un modello alternativo alla tradizionale distinzione tra narcisismo covert e overt. Mostreremo, quindi, come in TMI la formulazione del caso costituisca la base del trattamento e illustreremo con un caso clinico come la l’intervento TMI sugli schemi tramite l’uso di tecniche esperienziali e la regolazione della relazione terapeutica.