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Il saggio si inquadra nel più ampio ambito degli studi sulle migrazioni oltre le aree metropolitane, di particolare interesse nel contesto italiano divenuto oramai da tempo un consolidato crocevia migratorio. Questi territori rappresentano osservatori privilegiati per comprendere e analizzare alcune importanti implicazioni sociali dell’immigrazione. I dati presentati e discussi ricostruiscono esperienze e pratiche di cittadinanza "dal basso" implementate nel quadro di due progetti FAMI realizzati presso l’Hotel House di Porto Recanati, un sistema immobiliare marchigiano ad alta concentrazione di popolazione di origine straniera e oggetto, da tempo, di studi sociologici, etnografici e demografici. Le evidenze empiriche indicano come il coinvolgimento diretto dei residenti, nella loro qualità di soggetti portatori di interessi nel corso delle diverse fasi progettuali, si sia rivelato una "buona pratica", oltre che una strategia vincente nell’intento di promuovere interventi di riqualificazione multilivello in un immobile che presenta da diversi decenni gravi segni di criticità intrinseche sul piano strutturale e sociale. Inoltre, attraverso le prassi virtuose introdotte in ambito progettuale, è stato possibile avviare strategie più efficaci di fronteggiamento dei gravi eventi emergenziali legati alla pandemia da Covid-19.

Perseguendo l’obiettivo teorico di contribuire ai dibattiti su cittadinanza e solidarie-tà in senso più inclusivo, l’articolo analizza congiuntamente i concetti di cittadinanza dal basso e solidarietà dal basso applicandoli all’analisi empirica di una particolare pratica di solidarietà promossa dal basso dagli stessi migranti in alleanza con i cittadini durante la pandemia da Covid-19 nella città di Napoli. Il materiale empirico utilizzato è frutto di una ricerca etnografica di lungo periodo sulla partecipazione sociale e politica dei migranti nella città di Napoli. Costruendo reti di relazioni e alleanze trasversali, migranti e cittadini hanno dato vita ad una for-ma di solidarietà inclusiva, capace di sfidare e aggirare le strutture di solidarietà esclusiva, trasgredire i confini della comunità sociale e politica e ridefinire le appartenenze. In particolare, mostrerò come tale pratica di solidarietà sia stata capace di mettere in discussione e trasformare la cittadinanza, sfidando, modificando e rinnovando i modi in cui i soggetti coinvolti hanno definito se stessi e agito come cittadini, valorizzando le loro relazioni sociali. L’analisi degli atti di solidarietà prodotti dall’alleanza di migranti e cittadini può fornire una estensione della teoria degli atti di cittadinanza e rappresentare il punto di partenza per riflettere in maniera innovativa e più inclusiva su solidarietà, alleanze, appartenenze, confini e cittadinanza.

Daniela Cherubini

La pratica della cittadinanza "dal basso" nelle associazioni di donne migranti

MONDI MIGRANTI

Fascicolo: 1 / 2022

L’articolo analizza le forme di esercizio e rivendicazione della cittadinanza dal basso, portate avanti da diverse associazioni di donne migranti attive nel sud della Spagna (Andalusia), indagate attraverso una ricerca etnografica. L’analisi mostra come le attiviste coinvolte nella ricerca agiscono nella sfera pubblica sulla base di un’identità complessa, nella quale l’appartenenza di genere e la condizione migrante si intrecciano con l’appartenenza etno-culturale e di classe. Da tale posizione, avanzano una fondamentale richiesta di inclusione, ma anche un’opera di ridefinizione della cittadinanza in senso inclusivo. Mettono in discussione il confine tra cittadini/e e non cittadini/e, e risignificano la cittadinanza come una questione di accesso a diritti e risorse, di riconoscimento e di parità partecipativa. Il caso studio vuole contribuire, in ottica intersezionale, alla comprensione delle forme di cittadinanza dal basso elaborate da settori diversificati della popolazione migrante, e delle trasformazioni della cittadinanza ad esse collegate.

Deborah Erminio

Il volontariato come forma di cittadinanza dal basso

MONDI MIGRANTI

Fascicolo: 1 / 2022

L’articolo presenta i risultati di una ricerca sul volontariato delle persone di origine straniera impegnate all’interno di associazioni non connotate etnicamente, composte da nazionalità miste o prevalentemente da italiani. L’indagine ha approfondito le motivazioni e i percorsi che hanno condotto le persone alla scelta di impegno solidale, le modalità con cui questa attività pro-sociali vengono profuse, le criticità incontrate e le ricadute di queste pratiche nella vita dei soggetti. Ha cercato in particolare di cogliere i nessi tra immigrazione, volontariato e cittadinanza dal basso, cercando di capire cosa contraddistingue determinate pratiche sociali come pratiche di cittadinanza? Cosa significa tutto ciò dal punto di vista dell’individuo in qualità di attore di cittadinanza? Sono emerse diverse dimensioni connesse al concetto delle pratiche di cittadinanza: il volontariato è un modo per portare il proprio contributo alla società in cui si vive, ma al contempo per sentirsi parte di essa, sentirsi accettati, trovare il proprio posto con al di là degli stereotipi che spesso gravano sui migranti, rivendicare dignità, rispetto e riconoscimento sociale in qualità di cittadino, al pari degli altri.

Marzia Bona, Andrea Carlà, Heidi Flarer, Marie Lehner, Astrid Mattes-Zippenfenig, Ursula Reeger

Gli effetti del volontariato sul senso di appartenenza di giovani immigrati: una prospettiva europea

MONDI MIGRANTI

Fascicolo: 1 / 2022

Questo contributo esamina gli effetti del volontariato su giovani immigrati in sei paesi europei, concentrandosi sui cambiamenti occorsi dopo un anno di coinvolgimento volontario nel loro senso di appartenenza e nei legami con il luogo di residenza. Lo studio ha dato ampio spazio all’auto-percezione dei volontari, rilevata attraverso metodi qualitativi, ricorrendo all’uso di un "control group". L’ipotesi - che l’esperienza potesse rafforzare il senso di appartenenza con intensità variabile a seconda del background migratorio del partecipante - è stata in parte confermata. L’analisi mostra variazioni apprezzabili in particolare tra i giovani con background migratorio, per chi si è impegnato per più tempo, e tra i giovani con precedente esperienza di volontariato, ad indicare l’importanza di contesti di volontariato che sostengano il capitale sociale di tipo "bridging".

Maurizio Ambrosini, Simone Baglioni

Introduzione. Quando la cittadinanza sale dal basso

MONDI MIGRANTI

Fascicolo: 1 / 2022

Questa introduzione presenta la cornice teorica in cui si situano gli articoli di seguito selezionati per la pubblicazione. La cittadinanza sostanziale o vissuta è emersa nelle scienze sociali in contrappunto rispetto alla cittadinanza formale o legale. Così concepita, diventa l’oggetto di molteplici pratiche e rivendicazioni sviluppate da soggetti e gruppi marginali, segnatamente dagli immigrati, e anche dagli immigrati in condizione irregolare. Diventa altresì un’espressione di iniziativa da parte di soggetti che rischiano costantemente di essere visti come vittime e soggetti sostan-zialmente passivi di condizionamenti strutturali e politiche ostili. Le mobilitazioni politiche di immigrati e rifugiati in diversi paesi sono quindi analizzate come istanze di cittadinanza dal basso. Ma anche un fenomeno meno trattato da questo filone di studi, il volontariato delle persone di origine immigrata, viene qui introdotto come forma di cittadinanza dal basso e come richiesta, implicita o esplicita, di pieno riconoscimento sociale da parte delle società riceventi.

Adriana Grotta, Paola Morra, Euro Pozzi, Maria Iole Colombini

Interventi sul caso Sandro

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 1 / 2022

Francesco Giglio

L’irrappresentabile ombelico del trauma. Sul dibattito scaturito dall’articolo di Howard B. Levine

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 1 / 2022

Freud, pur passando dall’ipotesi del trauma psichico accaduto a quella della mera interpretazione soggettiva, manterrà sempre la tesi di eziopatogenesi traumatica delle nevrosi. Da qui l’importanza del trauma, concetto rispetto al quale Howard Levine (2021) segnala un’esigenza psicoanalitica condivisa di maggiore coerenza. Simile necessità, insieme clinica e teorica, passa dalla rinnovata attenzione al registro simbolico, al trauma del linguaggio e alle dolorose parole originarie che han-no generato il soggetto. Fuori dalle sterili contrapposizioni immaginarie fra trauma davvero acca-duto o solo interpretato dal soggetto, oppure tra affetti, corpo e parole, un trauma è reso tale dall’esito distruttivo sulla trama simbolica. Il ritorno del trauma infantile nella forma di avveni-menti attuali rinvia all’inadeguato trattamento simbolico della vicenda traumatica. Occorre allora che il lavoro clinico, ove possibile, si concentri sulle parole, pur dense di affetti, affinché l’antica vicenda cessi di ripetersi per diventare definitivamente passato.

Berthold Rothschild

Introduzione alla problematica degli idioti

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 1 / 2022

Viene discussa la possibilità che gli psicoanalisti, in quanto intellettuali, senza rendersene conto possano avere il ruolo di "utili idioti", nel senso di fare gli interessi di un determinato sistema di potere o di valori cui essi apparentemente si oppongono, rinunciando quindi a una concezione critica della psicoanalisi. Come è noto, l’espressione "utili idioti" viene attribuita a Stalin, che la usò per definire un certo tipo di intellettuali. Il possibile ruolo degli psicoanalisti come "utili idioti" è discusso in modo dettagliato nelle sue varie declinazioni e implicazioni, alla luce anche delle vi-cissitudini del movimento degli psicoanalisti di sinistra. Questo testo è stato letto al 3° Convegno del "Collegamento Psicoanalitico Internazionale" (Internationale Psychoanalytische Vernetzung) dal titolo "Sono ancora utili gli idioti?", Palazzo delle Stelline, Milano, 3-4 giugno 1988.

Pier Francesco Galli, Alberto Merini, Paul Parin, Goldy Parin-Matthèy

Sono ancora utili gli idioti? / Psicoanalisi e potere: Introduzione alla discussione

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 1 / 2022

Vengono fatte alcune riflessioni psicoanalitiche sui rapporti di potere. Tra le altre cose, vengono discussi i seguenti aspetti: la frequente mancanza di consapevolezza delle dinamiche di potere, gli ostacoli teorici e quelli pratici per una comprensione psicoanalitica dei rapporti di potere, le diffe-renze tra i pazienti provenienti da elevate e basse classi sociali all’interno del trattamento psicoana-litico, e le dinamiche di potere che possono attivarsi tra analista e analizzando, con l’influenza an-che dell’istituzione psicoanalitica. Questo testo è stato letto come introduzione al 3° Convegno del "Collegamento Psicoanalitico Internazionale" (Internationale Psychoanalytische Vernetzung) dal titolo "Sono ancora utili gli idioti?", Palazzo delle Stelline, Milano, 3-4 giugno 1988.

Pier Maria Furlan

Presentazione del libro di Otto F. Kernberg. Sindromi marginali e narcisismo patologico (1978)

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 1 / 2022

Viene ripubblicata la Presentazione della edizione italiana del libro di Otto F. Kernberg Borderline Conditions and Pathological Narcissism (New York: Aronson, 1975): Sindromi marginali e narcisismo patologico (Torino: Boringhieri, 1978, pp. 9-21). Le innovazioni teoriche e tecniche proposte da Kernberg riguardo al disturbo borderline di personalità e al narcisismo patologico vengono discusse alla luce di alcune considerazioni sugli sviluppi della teoria psicoanalitica. Que-sta Presentazione è ripubblicata per ricordare Pier Maria Furlan, che è scomparso il 20 gennaio 2022 e che ha fatto parte della redazione di Psicoterapia e Scienze Umane dal 1978 al 1991.

Maria Gabriella Pediconi, Glauco Maria Genga

La concezione giuridica dell’amore. Giacomo B. Contri, freudiano dopo Lacan

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 1 / 2022

«Dalla psicoanalisi al pensiero giuridico» (Contri, 1994): è questa la direzione dell’elaborazione di Giacomo B. Contri (1941-2022), freudiano dopo Lacan, così come risulta dagli articoli e dalle interviste pubblicate sulla rivista Psicoterapia e Scienze Umane dal 1989 al 2016, che qui riper-corriamo. Contri mette a punto un paradigma rivoluzionario, con il duplice risultato di far progre-dire la scienza dell’inconscio inaugurata da Freud e correggere gli errori del suo maestro: «Da Lacan ho imparato a essere freudiano» (Guerrieri & Contri, 1993, p. 103). Se l’inconscio è una legge terza rispetto a natura e cultura, in quanto il pensiero elabora fin dagli inizi le condizioni del-la soddisfazione per mezzo di un altro, lo psicoanalista cura l’inconscio in crisi per mezzo del pensiero stesso. Decisivo il passo del 2010: constatando che una Scuola lascia intatto il modello maestro/allievo - psicologia delle masse - Contri fonda la Società Amici del Pensiero "Sigmund Freud", radicalizzando così il distacco dal paradigma lacaniano.

Erich Fromm

Il concetto freudiano di sessualità (1957)

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 1 / 2022

Viene pubblicata per la prima volta in italiano una lezione che Erich Fromm tenne il 28 maggio 1957 alla New School for Social Research di New York. Questa era l’ultima di una serie di lezio-ni sui concetti principali della psicoanalisi freudiana, la maggior parte delle quali non furono regi-strate mentre quest’ultima fu registrata e trascritta. Fromm discute i seguenti argomenti: il concetto fisiologico di sessualità in Freud e la concezione biologica della sessualità proposta da Fromm; il ruolo della mascolinità e della femminilità; il concetto freudiano di libido; la teoria della natura umana secondo Fromm, in cui vengono concettualizzati diversi bisogni dell’essere umano così come sono stati descritti nel libro del 1955 Psicanalisi della società contemporanea (il bisogno di essere in relazione, il bisogno di radicamento, il bisogno di un senso di identità, il bisogno di tra-scendenza, il bisogno di una cornice di riferimento e di un oggetto di devozione); implicazioni per la comprensione dei pazienti; le associazioni libere; il rapporto tra analista e paziente; l’importanza dei sogni; la situazione attuale della psicoanalisi e il suo futuro.

Giorgio Meneguz

Interventi: La Psicologia Individuale di Adler non è altro che autorispecchiamento?

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 1 / 2022

Riassunto. In questo breve commento sull’articolo di Romano (2022) "Le radici autobiografiche della Psicologia Individuale di Alfred Adler", ci si interroga se sia metodologicamente corretto indicare nel racconto delle drammatiche esperienze infantili di Alfred Adler l’unico fondamento radicale della costruzione del suo sistema teorico e del conflitto con Freud.