RISULTATI RICERCA

La ricerca ha estratto dal catalogo 103295 titoli

L’articolo descrive le fasi fondamentali di una psicoterapia psicoanalitica a lungo termine con una paziente affetta da schizofrenia paranoide che, dopo quindici anni di cronicità e un intervento combinato, richiede un trattamento individuale, nel contesto di un servizio pubblico milanese. Il decorso della paziente, presente fin dalle origini della costituzione dell’équipe terapeutica, viene posto in correlazione all’evo-luzione storica del gruppo curante che, in vari momenti della psicoterapia, funziona da contenimento di aspetti impensabili e caotici, di attivazione di interventi multipli a diversi livelli (farmacologico, psicoeducativo, assistenziale, di supporto familiare) di sintesi e integrazione di aspetti scissi della paziente. Nell’ultima parte vengono presentati i risultati della ricerca empirica condotta su un campione di 5 sedute, che ha l’obiettivo di correlare il percorso clinico realizzato in un contesto naturalistico con una valutazione multidimensionale del processo psicoterapeutico con out-come favorevole, facendo riferimento ad alcuni fondamentali modelli elaborati dalle ricerche sulle psicoterapie psicodinamiche: Il CCRT di Luborsky, la DMRS di Perry, la RA di Bucci e l’IVAT di Lingiardi.

Laura Vanzulli, Francesca Delucchi

Trauma della memoria e memoria del trauma: l'uso delle difese nella relazione di cura

SETTING

Fascicolo: 18 / 2004

La letteratura e la clinica dei disturbi gravi della personalità si interrogano sul grado di veridicità dei ricordi di abuso sessuale infantile recuperati durante un trattamento analitico e sui fattori terapeutici (specifici e aspecifici) che vi entrano in gioco. Anche l’analista esperto rischia in questi casi di essere coinvolto tramite meccanismi scissionali e di identificazione proiettiva come parte integrante dell'organizzazione difensiva della paziente e può contribuire alla fabbricazione di ricordi falsi. Attraverso la presentazione e il confronto di materiale clinico tratto dall’analisi di due donne adulte che hanno attraversato un'infanzia segnata da eventi traumatici (neglect e abuso), sosteniamo che: a) la relazione è il fattore terapeutico aspecifico cardine nel processo di ricostruzione della memoria autobiografica, l'identificazione proiettiva si rivela il fattore specifico che mira al cambiamento strutturale; b) la rievocazione del trauma è possibile soltanto dopo che si sono verificati cambiamenti strutturali significativi nella rappresentazione del Sé e dell'oggetto; c) la terapia è un processo complesso che mira a un cambiamento nel sentire e nel comprendere in rapporto all'esperienza traumatica dell'infanzia, al di là della sua conferma storica.

La premessa di questo lavoro è che la teoria del sogno prospettata da Freud non è direttamente applicabile a quei pazienti, come gli psicotici, il cui stato di integrazione mentale è continuamente variabile. I sogni di questi pazienti mancano, infatti, di associazioni e quindi non è possibile con l’approccio analitico usuale approfondire il loro significato. Riprendendo il contributo di quegli autori che hanno permesso di chiarire la specifica qualità del sogno negli stati psicotici si sottolinea che questi sogni rimandano non al discorso metaforico del lavoro onirico ma alla concretezza della costruzione allucinatoria. Per tale ragione, anche se il significato del sogno appare manifesto all’osser-vatore questo può non essere compreso dal paziente. La recezione del sogno psicotico da parte dell’analista diventa tuttavia un veicolo indispensabile per ottenenere informazioni preziose non altrimenti ricavabili da altro materiale, per comprendere i modi attraverso cui si sta costruendo il sistema delirante e per lavorare analiticamente sul nucleo psicotico. I sogni di questo tipo sono molto utili nel corso della terapia perchè, riconosciuti dall’analista e dal paziente quando questi è ancora in grado di utilizzare la sua mente e successivamente elaborati, possono permettere l’insight e rendere possibile una stabile via d’uscita dalla psicosi. Nel lavoro viene descritta, tra le altre, la terapia analitica di una paziente in cui la comprensione dei sogni ha permesso di ricostruire l’episodio psicotico nel momento in cui minacciava di imprigionarla nuovamente.

Piero Demetrio Falorsi, Salvatore Filiberti, Cristina Casciano, Giampiero Siesto, Antonio Pavone

Principi e metodi per il calcolo delle stime finali e la presentazione sintetica degli errori di campionamento nell'ambito delle rilevazioni strutturali sulle imprese

RIVISTA DI STATISTICA UFFICIALE

Fascicolo: 1 / 2004

Principi e metodi per il calcolo delle stime finali e la presentazione sintetica degli errori di campionamento nell'ambito delle rilevazioni strutturali sulle imprese (di Cristina Casciano, Piero Demetrio Falorsi, Salvatore Filiberti, Antonio Pavone, Giampiero Siesto) - ABSTRACT: Nell’ambito delle rilevazioni statistiche di un istituto nazionale di statistica, riportare gli errori di campionamento non è sempre d’agevole realizzazione, in quanto, in genere, le stime sono prodotte per un ampio ammontare di variabili o caratteristiche di studio della popolazione e per un elevato numero di domini statistici. In questo contesto fornire agli utenti l’informazione dettagliata sugli errori campionari delle stime diffuse appesantirebbe notevolmente le tavole di pubblicazione. Una soluzione efficace è quella di predire gli errori di campionamento mediante l’impiego di funzioni generalizzate della varianza campionaria. Queste sono ottenute in due passi: (i) per ciascun dominio d’interesse, alcune stime dell’indagine e le corrispondenti varianze campionarie sono calcolate in modo diretto; (ii) il legame funzionale, tra le stime riferite ai diversi domini, è modellato in modo adeguato. L’interesse principale risiede nell’opportunità di stimare l’errore di campionamento di qualsiasi valore assunto da una precisata variabile d’interesse. Per di più, come osserva Valliant (1987), le funzioni generalizzate della varianza campionaria producono stime delle varianze più stabili e precise, rispetto a quelle ottenibili utilizzando una procedura diretta. Il presente contributo affina le canoniche formulazioni riportate in letteratura sulle funzioni di varianza campionaria, quando è accertata una rilevante variabilità dell’effetto del disegno tra i domini. La metodologia è applicata ai dati della rilevazione sui conti economici delle imprese, annualmente diffuse dall’Istat.

Antonio Frenda

I gruppi di imprese nei paesi dell'Unione Europea

RIVISTA DI STATISTICA UFFICIALE

Fascicolo: 1 / 2004

II presente lavoro, analizzando le legislazioni e le prassi contabili relative ai gruppi di imprese nei paesi dell’Unione Europea (con uno sguardo agli Stati Uniti), ha come obiettivo quello di contribuire alla delineazione del concetto di gruppo statistico-economico. Infatti, l’individuazione e l’aggiornamento, negli archivi degli Istituti di Statistica, dei gruppi multinazionali ha bisogno, come supporto, della conoscenza delle diverse metodologie contabili e dei diversi ordinamenti legislativi presenti nei diversi paesi europei. Il rapporto è così strutturato: nella prima parte si presenta la legislazione comunitaria concernente (in maniera diretta ed indiretta) i gruppi societari, ed in particolare si fa riferimento alla Settima Direttiva CEE, al fenomeno delle concentrazioni societarie; nella seconda parte (paragrafo 5) si fa riferimento ai principi contabili e alle dottrine giuridiche dei singoli paesi dell’Unione Europea, comparandoli tra loro1. In particolare, si descrivono: le fonti legislative utili; le principali definizioni sui gruppi presenti nelle dottrine giuridiche nazionali; i confronti tra società di persone e capitali nei paesi dell’UE con quelle italiane; le diverse interpretazioni concernenti il controllo di diritto e di fatto; gli obblighi e le possibilità di esonero relativi alla redazione dei bilanci consolidati; le valutazioni contabili e i principi nazionali di consolidamento; le diverse forme di aggregati societari finanziari.

Alessandro Faramondi, Claudio Pascarella

Metodologia di calcolo del valore aggiunto a livello sub-provinciale

RIVISTA DI STATISTICA UFFICIALE

Fascicolo: 1 / 2004

L’enfasi sulla dimensione territoriale, che ha investito larga parte del mondo scientifico e politico-amministrativo, ha trovato larga rispondenza nell’attività dell’Istat e la produzione da parte dell’Istituto di stime di aggregati economici a livello territoriale è considerevolmente aumentata, in modo particolare, nell’ambito della contabilità nazionale. Lo scopo del presente lavoro è quello di proporre gli aspetti, prevalentemente di carattere metodologico, che hanno riguardato la stima del valore aggiunto a livello di Sistema locale del lavoro. Verrà descritto sia il modello teorico, assunto come base per la definizione delle stime per i 784 Sll, sia la metodologia di stima, sia la scelta del dominio più idoneo per la territorializzazione delle informazioni. Verrà altresì presentato uno studio, relativo alla sperimentazione di nuovi stimatori del valore aggiunto per sistema locale del lavoro, per le piccole e medie imprese.