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Viene discussa la concezione della psicoterapia come "tecnica" contrapposta a una concezione della psicoterapia come "arte", cioè legata alla personalità del terapeuta o ad altri fattori idiosincratici. Questa problematica si è fatta maggiormente sentire negli ultimi decenni a causa di una insoddisfazione vissuta da vari terapeuti riguardo all’applicazione della tecnica tradizionale in casi più difficili, e anche a causa di una diversificazione e a volte di una frammentazione delle teorie. La dicotomia "arte o tecnica" viene inquadrata alla luce della storia della teoria della tecnica psicoterapeutica, in particolare di quella psicoanalitica, e mostrato come sia un risvolto dei cambiamenti avvenuti nelle indicazioni della psicoanalisi e anche un fraintendimento della teoria della tecnica.
Il 16 settembre 2015 il British Medical Journal (BMJ) ha pubblicato un riesame, a cura di Le Noury et al., del controverso "Studio 329", lo studio controllato randomizzato (RCT) di Keller et al. del 2001 sugli effetti della paroxetina e dell’imipramina per la depressione negli adolescenti, che aveva concluso che la paroxetina era efficace e ben tollerata. Invece il riesame ora pubblicato sul BMJ, sulla base degli stessi dati, dimostra esattamente il contrario, e cioè che «né la paroxetina né la imipramina sono efficaci nella depressione maggiore negli adolescenti, e che vi è un aumento di effetti negativi con entrambi i farmaci», quali aumento di suicidi per la paroxetina e disturbi cardiaci per l’imipramina. La casa farmaceutica GlaxoSmithKline (GSK), che aveva finanziato lo "Studio 329" e falsificato i dati, era infatti stata denunciata per frode e dovette pagare una multa di 3 miliardi di dollari.
Viene ripercorso sinteticamente lo sviluppo delle ipotesi psicoanalitiche sulla genesi dell’aggressività in Sigmund Freud e in alcuni autori successivi che hanno affrontato questo tema in psicoanalisi. Seguendo in parte la traccia contenuta in un saggio del 1981 di Gian Vittorio Caprara, vengono presi in rassegna in ordine cronologico alcuni dei principali scritti di Freud per esaminare la evoluzione del suo pensiero sulla pulsione aggressiva, che culmina con il saggio del 1920 Al di là del principio di piacere. Vengono poi brevemente presentate le posizioni dei seguenti autori, che spaziano dai primi anni del XX secolo fino ai giorni nostri: Alfred Adler, Anna Freud, Melanie Klein, Wilhelm Reich, Otto Fenichel, Heinz Hartmann, Erich Fromm, Heinz Kohut, Otto Kernberg, Joseph Lichtenberg, Drew Westen, e Peter Fonagy. Schematicamente, la pulsione aggressiva (chiamata anche, secondo le diverse formulazioni, istinto di morte, thanatos, mortido, ecc.) è stata spiegata con due ipotesi di base: come causata da un fattore interno (aggressività innata o istintuale) o da un fattore esterno (aggressività come reazione alla frustrazione). Viene suggerito un superamento di questa dicotomia, anche perché in parte legata a concezioni dello sviluppo della mente non aggiornate alle più recenti acquisizioni in campo neurobiologico che prevedono un intergioco continuo, fin dalle prime ore di vita, tra sviluppo del cervello e stimoli ambientali
Vengono discusse due "facce", o due aspetti, della psichiatria: da una parte vi è una psichiatria che si può definire "accademica" e che fa riferimento alla ricerca sperimentale, cioè ai risultati degli "studi clinici controllati randomizzati" (RCT) e alla "Evidence-Based Medicine" (EBM); dall’altra vi è una psichiatria "clinica", praticata dai tanti psichiatri che nel lavoro coi pazienti si basano principalmente sulla propria esperienza quotidiana. Queste due facce della psichiatria vengono esaminate nelle loro implicazioni filosofiche e nei due diversi modi di funzionamento cognitivo e anche di metodologia di ricerca che le caratterizzano. Viene argomentato che è un errore dicotomizzare la disciplina, e suggerito che queste due psichiatrie parallele dovrebbero rapportarsi tra loro in modo dialettico perché entrambe contribuiscono al progresso della conoscenza.
Viene tracciata la storia del movimento psicoanalitico della Psicologia del Sé di Heinz Kohut (1913-1981), originato a Chicago alla fine degli anni 1960 e rapidamente diffusosi negli Stati Uniti e nel mondo. Si accenna ad alcuni aspetti della biografia di Kohut e della sua psicologia psicoanalitica, dissidente rispetto alle idee freudiane. Vengono menzionati i principali scritti di Kohut e si tenta anche un bilancio di questo movimento e delle scuole psicoanalitiche da esso influenzate, come la psicoanalisi intersoggettiva e relazionale
Il termine Sé può essere inteso in due modi molto diversi: il primo si riferisce al Sé come una "cosa", una struttura con delle funzioni, la mente o la persona, e in questo caso si parla sempre in terza persona; il secondo modo è invece soggettivo, cioè esperienziale, nel senso della rappresentazione che una persona ha di se stessa (ad esempio può avere una buona autostima). Nel neonato, non essendovi ancora l’autoconsapevolezza, non si può parlare di Sé come rappresentazione, ma solo di Sé come struttura. Gli approcci fenomenologici o umanistici, prescindendo dal concetto di inconscio, in genere usano il termine di Sé come rappresentazione conscia, sottovalutando così l’ipotesi - tipicamente psicoanalitica - che la coscienza possa basarsi su un autoinganno (Freud diceva che «l’Io non è padrone in casa propria»). Viene infine discussa la differenza tra il Sé e le strutture Es, Io e Super-Io, e fatte alcune ipotesi sui motivi per cui nella psicoanalisi contemporanea viene sempre più usato il termine Sé.
Viene tracciato un panorama storico degli sviluppi della neuropsichiatria infantile dall’antichità fino a oggi. La prima parte, pubblicata nel n. 125/2014, riguardava gli albori della neuropsichiatria infantile e gli sviluppi negli Stati Uniti e in Italia (con le prime due aree di interesse: il ritardo mentale e poi la delinquenza minorile). Nella seconda parte, pubblicata nel n. 126/2014, vengono descritti gli sviluppi recenti negli Stati Uniti, con l’influenza della psicoanalisi, il Child Guidance Movement, ecc., e una descrizione dettagliata delle sezioni di psichiatra infantile dei DSM, cioè dei manuali diagnostici dellA’ merican Psychiatric Association. In questa terza e ultima parte vengono descritte le classificazioni dell’International Classification of Diseases (ICD) e del Manuale Diagnostico Psicodinamico (PDM), e pubblicata la bibliografia di tutte le tre parti
Sullo sfondo della società post-moderna e dei cambiamenti profondi in atto nell’ambito della relazione sessuale e "intima", la psicoanalisi e la psicoterapia della Gestalt si confrontano relativamente al tema della sessualità con le sue implicazioni nella teoria della tecnica e nella prassi clinica. I due modelli, seppur iscritti entro epistemologie differenti, sembrano avvicinarsi e incontrarsi sul sentiero comune della relazione, delle emozioni e quindi nella clinica. In uno stile colloquiale e diretto di immediata comprensione e con l’ausilio di esempi tratti dalla propria esperienza clinica, Paolo Migone attraversa il tema della sessualità in terapia, restituendole il suo valore nella gamma di tutti i vissuti sperimentabili nell’ambito della relazione di cura, dove si incontrano e realizzano le umanità di paziente e terapeuta. Ne emerge il quadro di un terapeuta disponibile a sperimentarsi con le proprie emozioni nella relazione con il paziente, non perdendo mai di vista il valore, il senso e "l’uso terapeutico" della propria umanità.
Viene tracciato un panorama storico degli sviluppi della neuropsichiatria infantile dall’antichità fino a oggi. La prima parte, pubblicata nel numero precedente (125/2014), riguardava gli albori della neuropsichiatria infantile e gli sviluppi negli Stati Uniti e in Italia (con le prime due aree di interesse: il ritardo mentale e poi la delinquenza minorile). In questa seconda parte vengono descritti gli sviluppi recenti negli Stati Uniti, con l’influenza della psicoanalisi, il Child Guidance Movement, ecc., e una descrizione dettagliata delle sezioni di psichiatra infantile dei manuali diagnostici dellA’ merican Psychiatric Association: DSM-I (1952), DSM-II (1968), DSM-III (1980), DSM-III-R (1987), DSM-IV (1994), DSM-IV-TR (2000) e DSM-5 (2013). Nella terza e ultima parte (che uscirà nel n. 127/2014) verranno descritte le classificazioni dell’International Classification of Diseases (ICD) e del Manuale Diagnostico Psicodinamico (PDM), e pubblicata la bibliografia di tutte le tre parti.
Viene tracciato un panorama storico degli sviluppi della neuropsichiatria infantile, dall’antichità fino a oggi. In questa prima parte vengono descritti gli albori della neuropsichiatria infantile, con la prima area di interesse rappresentata, soprattutto in Europa, dal ritardo mentale, e la seconda area di interesse e di ricerca, viva particolarmente negli Stati Uniti già ai primi del Novecento, che è stata la delinquenza minorile. Vengono poi tracciati gli sviluppi storici della psichiatria infantile in Italia, con i contributi soprattutto dei tre pionieri Sante De Sanctis, Giuseppe F. Montesano e Maria Montessori (Questa è la prima di tre parti di un lavoro pubblicato in tre numeri successivi della rivista: 125, 126 e 127 del 2014).
Viene presentato il DSM-5, cioè la quinta edizione del Diagnostic and Statistical Manual (DSM) of Mental Disorders dell’American Psychiatric Association (APA), pubblicato nel maggio 2013. Dopo una discussione di cinque caratteristiche dei DSM (l’approccio "ateorico", le dicotomie politetico/monotetico, validità/attendibilità e categorie/dimensioni, e il sistema multiassiale - quest’ultimo eliminato dal DSM-5), viene presentato il dibattito critico che ha circondato la preparazione del DSM-5 sottolineando, tra le altre cose, come un abbassamento delle soglie diagnostiche possa favorire un aumento di "falsi positivi" e di consumo di farmaci. Vengono anche riportate alcune critiche al DSM-5 fatte da Allen Frances, capo della task force del DSM-IV. Infine viene descritta la struttura del manuale e vengono illustrate alcune delle principali novità, con una descrizione più dettagliata del "Modello alternativo per i disturbi di personalità" incluso nella Sezione III ("Misurazioni e modelli emergenti").
Viene discusso il problema delle personalità isterica e istrionica dai punti di vista descrittivo, storico e psicodinamico. All’inizio vengono forniti i criteri diagnostici della personalità istrionica del DSM-IV del 1994 (mantenuti peraltro nel DSM-5 del 2013), e poi viene presentata la originaria concettualizzazione freudiana dell’isteria e la revisione teorica operata da Judd Marmor nel 1953. Vengono in sèguito mostrate le ragioni per cui col DSM-III del 1980 si preferì usare il termine di personalità "istrionica" invece che "isterica", e viene mostrato il passaggio da un quadro sintomatologico a tratti più generali del carattere. Essendo oggi quasi scomparsi i sintomi dell’isteria classica, così diffusa ai tempi di Freud, rimangono tratti di personalità cosiddetti "istrionici", non dissimili peraltro da quelli di altri disturbi gravi di personalità, ad esempio borderline.
Gli allievi della Scuola di Formazione Psicoanalitica de Il Ruolo Terapeutico, alla fine del secondo e del quarto anno, presentano uno scritto sulla propria esperienza formativa. In questa rubrica ne ospiteremo qualcuno