
È ormai riconosciuto che la costruzione sociale del femminile e del maschile riveste un significato paradigmatico per la comprensione e l’interpretazione delle fenomenologie sociali. Di conseguenza risulta importante guardare ai meccanismi attraverso cui si trasmettono i modelli di interpretazione dei ruoli di genere. Il presente contributo intende riflettere sui processi di definizione e strutturazione del genere, di relativi stereotipi e asimmetrie, nonché sull’immagine sociale della violenza. Al contempo, pone lo sguardo sul ruolo determinante dei media sia nel definire il genere, con annessi stereotipi, sia in merito all’importante e delicata questione della violenza maschile contro le donne che negli ultimi anni ha assunto uno spazio decisamente maggiore rispetto al passato. Strettamente connessa alla costruzione sociale delle identità e delle relazioni di genere, la violenza costituisce a tutti gli effetti una strategia della maschilità tesa a instaurare o a conservare un dominio all’interno di un rapporto fortemente gerarchico. Il modo in cui viene narrata nei mezzi di comunicazione rappresenta un aspetto non trascurabile del problema e spinge ad interrogarci su quanto tale attenzione mediatica abbia contribuito a una maggiore consapevolezza sulle radici di genere della violenza. Il saggio pone infine in evidenza l’importanza di promuovere forme di vita e di organizzazione dei contesti familiari e sociali improntate su una reale parità di genere, insieme a una decisa azione educativa che sin dall’infanzia aiuti a problematizzare costantemente le relazioni tra maschile e femminile: temi urgenti e fondamentali di fronte alla necessità di disfare e/o sovvertire il genere in considerazione delle diverse strategie di dominazione o disciplinamento nei confronti delle donne che ancora oggi persistono all’interno della società contemporanea.