Lo studio e centrato sulle rappresentazioni di dieci ministre italiane in due diversi governi - sei ministre del governo di centro-sinistra guidato da Prodi nel 2006 (Bindi, Bonino, Lanzillotta, Melandri, Pollastrini, Turco) e quattro ministre del governo di centro-destra guidato da Berlusconi nel 2008 (Carfagna, Gelmini, Meloni, Prestigiacomo) -. Tali rappresentazioni, monitorate attraverso 514 titoli di cinque quotidiani italiani (L’Unita, La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Tempo, Il Giornale), sono state analizzate secondo una duplice prospettiva comparativa centrata sul ruolo dell’appartenenza politica delle ministre e sul ruolo dell’orientamento ideologico-culturale della fonte. Inoltre e stato dedicato un focus particolare all’uso di un linguaggio sessista, attraverso la rilevazione del maschile generico e del femminile specifico utilizzati per le ministre. I dati testuali sono stati elaborati con tappe differenziate del pacchetto statistico SPAD-T per l’analisi del vocabolario e della caratterizzazione lessicografica dei titoli relativi alle dieci ministre e ai cinque quotidiani nei due anni. Nell’analisi del linguaggio sessista abbiamo trovato una sovrautilizzazione del maschile generico in tutti i quotidiani e pochi casi di femminile specifico, nella maggioranza dei casi da parte dei quotidiani di sinistra e centro-sinistra. Il linguaggio sotto osservazione e stato interpretato come luogo di produzione, riproduzione e diffusione di rappresentazioni fortemente condizionate dagli stereotipi di genere. Attraverso il suo studio si e evidenziato come questi stereotipi, operando in una realta politica in cui il ruolo delle donne appare ancora molto marginale, contribuiscano a cristallizzare tale situazione di marginalita, piuttosto che fornire stimoli ad un suo superamento e aprire la strada ad una maggiore partecipazione delle donne all’attivita politica.