Il saggio analizza le trasformazioni introdotte dalle necessità belliche sulla rete ferroviaria italiana del nord-est, nella quale si attivarono potenziamenti delle stazioni e dei binari e si costruirono nuovi tratti. Quando l’Italia entrò nella Grande guerra, il settore dei trasporti era contrassegnato dal predominio della ferrovia sulle medie e lunghe distanze. Di conseguenza lo sforzo logistico fu concentrato sui treni e sulle linee ferroviarie. Nel periodo dal maggio 1915 e fino al novembre 1918, nella zona del fronte furono attivati vari tronchi sia dalla parte italiana sia dalla parte austriaca, finalizzati a rifornire le trincee con uomini, vettovaglie, armamenti, arrivando in treno più vicino possibile al fronte. Ferrovie dello Stato, compagnie concessionarie di ferrovie private, come la Società veneta, talvolta direttamente l’esercito, costruirono nuovi tratti, anche di ferrovie smontabili Decauville, le cosiddette ferrovie da campo. Alcuni dei tronchi realizzati per la Grande guerra, furono poi convertiti all’esercizio civile, ad esempio la Cividale-Caporetto e la Dobbiaco-Cortina-Calalzo. Le fonti per ricostruire queste vicende, finora mai analizzate rispetto al fronte italiano, sono rappresentate dalle relazioni ufficiali delle Ferrovie dello Stato, dalle pubblicazioni e dai documento negli archivi militari, dai diari di guerra e dalla memorialistica successiva al conflitto.