L'etica sembra un'esigenza assoluta del nostro tempo. Essa attira le speranze di molti, perché promette una qualche via d'uscita alla crisi drammatica dei codice del sapere. Si affida all'etica un compito che gli uomini ormai dubitano di poter eseguire e che, tuttavia, sempre si ripropongono: il compito di convivere intorno ad alcunché di comune. Ma l'etica può reggere davvero questa pretesa? Ebbene, nonostante lo scetticismo diffuso, è possibile rispondere di sì; però a certe condizioni o a partire da certe distinzioni. In ogni caso, la condizione generale da rispettare prima di ogni altra è che l'etica resti fermamente rapportata al proprio "altro", ossia che l'etica non sia isolata astrattamente dalla contestualità che le compete: il rimando alle strutture fondative della verità e alla realtà indiscutibile delle cose buone. E, invece, proprio questo fanno quasi tutti coloro che oggi chiedono all'etica di indicare "valori comuni". Tutti costoro infatti trattano l'etica come una sorta di surrogato della filosofia prima e la presentano come cosa che s'impone da sé, e che dovrebbe perciò stesso ottenere consensi immediati. Il libro intende recare un contributo al dibattito contemporaneo sui problemi dell'etica.