Il nome e le domande indicano i luoghi relazionali e simbolici della soggettività, il nome è il segno certo di essere riconosciuti, nella relazione: è esperienza di uscita dall'anonimato (Lévinas); è condizione della comunicazione intersoggettiva e della reciprocità relazionale. Le domande esprimono la esplorazione e la ri-elaborazione del senso delle esperienze. Nella tarda modernità la riflessività appare prevalentemente come calcolo delle utilità e tecnica di controllo del rischio: può tuttavia divenire luogo di "cura dell'interiorità", possibilità di interrogazione intorno a questioni cruciali dell'esistenza. Le relazioni e la riflessività - il nome e le domande - sono qui assunti come momenti sociologici capaci di strutturare e differenziare i passaggi della soggettività e le esperienze personali.
La ricerca presentata in queste pagine - promossa dall'Enaip e realizzata dal Cesers - ha coinvolto oltre tremila soggetti sull'intero territorio nazionale. L'indagine nasce dall'ipotesi secondo cui la percezione della qualità delle relazioni e il riconoscimento del grado di riflessività costituiscono due dimensioni in grado di organizzare (o disperdere) la soggettività. I risultati offrono una chiara conferma dell'ipotesi guida della ricerca e contribuiscono a convalidare la definizione relazionale e simbolica della soggettività. Ad esempio, la presenza congiunta di buone relazioni ed elevata riflessività si connette "a grappolo" con positivi quadri di esperienze (alta partecipazione associativa, percorsi scolastici lineari e gratificanti, stabilità e intensità delle amicizie, distanziamento e protezione rispetto ad insuccessi ed eventi negativi, esperienze di fiducia) e con orientamenti e immagini che rivelano consapevolezza dei processi sociali, progettualità e prospettive di senso non individualistiche e fataliste.
Con riferimento alle giovani generazioni, il nome e le domande, le relazioni e la riflessività indicano l'esigenza di costruire nuove e differenziate opportunità di relazioni e di elaborazione simbolica. Le politiche giovanili dovranno perciò misurarsi con il compito di offrire spazi per sperimentare forme innovative di "comunità da abitare" e di "possibilità da esplorare": luoghi sociologici privilegiati della soggettività giovanile.
Raffaello Ciucci è professore associato di Sociologia nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Pisa. Tra i suoi lavori: La società conviviale (1984); La soggettività giovanile (1988, in collaborazione con M.A. Toscano); La comunità possibile (1990); Generare e corrompere (1996).