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La peste colpisce Orano, porto e centro commerciale dell’Algeria francese. La città diventa il palcoscenico in cui le passioni umane si rivelano in profondità; il palcoscenico dove i tenui confini tra frammentazione e solidarietà, tra ragione e sentimento sono resi visibili.
Di fronte ai recenti fatti traumatici come la pandemia e la guerra l’individuo entra in contatto con la propria caducità e mette in atto meccanismi di difesa per scongiurare l’angoscia catastrofica e la disorganizzazione emotiva. In queste condizioni si può verificare una dispersione a carattere destrutturante di parti di sé. Negazione, diniego, meccanismi schizoparanoidi, ambi-guità, sembrano le difese psichiche maggiormente usate. Ma nel contempo, si possono sviluppare nuovi e altri paradigmi interni che pongono in essere nuove ed altre modalità relazionali. Partendo da esempi clinici, l’autrice propone un’analisi degli effetti che il periodo pandemico ha determinato nell’inconscio dell’individuo, sottolineando ancorchè come un attento ascolto psicologico e l’analisi approfondita e coraggiosa dei mutamenti che stanno avvenendo inter-namente possa favorire un’adeguata elaborazione del trauma e dar avvio alla possibilità di reinventarsi.
Le autrici descrivono l’avvio del dialogo tra loro, nelle prime settimane della guerra in Ucraina. Entrambe le autrici, nell’ambito dell’istituzione psicoanalitica internazionale a cui ap-partengono, hanno sperimentato la possibilità di un incontro vivace e creativo, nonostante le avverse condizioni del conflitto bellico.
Attraverso il caso clinico di un adolescente di 13 anni l’autrice riflette sull’impatto del loc-kdown sulla vita psichica del paziente. Prende in considerazione i cambiamenti generati dal confinamento e la perdita improvvisa dei riti quotidiani che accompagnano la vita individuale, familiare e sociale. Si affrontano da più punti di vista alcune delle conseguenze e dei fenomeni generati dall’incremento della vita on line, per esempio le neuroscienze segnalano, tra gli altri, il fenomeno della dislocazione. L’autrice associa le difficoltà del paziente a dare una continuità alle sedute on line ad alcune caratteristiche del suo funzionamento a livello sensoriale. Si tratta di un paziente con tratti autistici che presenta difficoltà nella coordinazione sensoriale. Concetti come lo smantellamento (Meltzer, 1975) o le forme sensoriali autistiche (Tustin, 1972; 1990) chiariscono alcuni aspetti del funzionamento sensoriale e dell’organizzazione psichica dei pazienti gravi. Avere letto alcune produzioni inconsce del paziente come uno spostamento del transfert ha consentito di affrontare il momento critico determinato dal lockdown e dall’inizio dell’adolescenza.
La crisi ambientale causata dal Coronavirus, il confinamento imposto e la conseguente re-strizione delle libertà hanno accentuato il rischio di collasso della "società liquida" neoliberista (Bauman, 2004). L’impatto sulla vita delle famiglie, delle coppie e degli individui è notevole. Abbiamo individuato una serie di conseguenze di questa grave crisi (regressioni nelle relazioni e anche a livello individuale, ritiro, reminiscenze più intense, rallentamento del pensiero, ecc.) che portano a nuove sofferenze psichiche (ansia per la disoccupazione e la crisi economica da un lato, disintegrazione dei legami sociali dall’altro, malinconia). Nel campo del transfert-controtransfert, l’uso del materiale virtuale per mantenere le sedute e das Unheimliche (Freud, 1919) e questa atmosfera condivisa tra pazienti e analista, hanno tracciato nuove linee di pen-siero: un avvicinamento nella scena transferale. Esempi clinici illustreranno il nostro punto di vista.
L’articolo mette in luce alcune riflessioni di un gruppo di lavoro che si è costituito durante il periodo della pandemia e che ha continuato la sua ricerca nell’attuale fase del conflitto russo-ucraino. Le autrici si interrogano su quanta emergenza sia possibile tollerare per tutti, e cosa comporti vivere e lavorare nell’incertezza per pazienti e terapeuti. A partire da riflessioni sul concetto di "adattamento a qualsiasi cosa" di Silvia Amati Sas, vengono confrontati temi teorici declinati nell’esperienza clinica, dove mondo interno e mondo esterno hanno subito scossoni e inevitabili cambiamenti. L’irruzione della realtà esterna, con la sua incertezza per il futuro, è entrata prepotentemente nell’attività clinica influendo sia sulla dimensione intrapsichica, che sui legami di coppia e familiari. Gli stessi strumenti analitici hanno necessariamente dovuto subire degli adattamenti, così come la mente dell’analista che ha trovato nel setting interno e nella duttilità una possibilità di incontro con l’altro. La dimensione sociale della psicoanalisi ha trovato maggiore espressione nelle varie situazioni emergenziali, senza rinunciare alla propria identità, anzi acquisendo ancora un valore prezioso nel confronto con la realtà.
Cercherò di affrontare in questo articolo come questo inaspettato contesto esterno abbia in-fluenzato in modo immediato, quasi palpabile, la cornice abituale delle sedute e abbia generato effetti controtransferali molto intensi. L’urgenza e la traumaticità dei suoi effetti imprevedibili hanno prodotto un movimento regressivo molto accentuato, scatenando con una forza incon-trollabile un’intensa angoscia di morte, mettendo in gioco difese arcaiche e aumentando il rischio di agiti. La modalità relazionale in cui l’analista, colto ancora una volta in una situazione simmetrica a quella dei pazienti, cercava di contenere e proporre un fragile equilibrio tra una realtà minacciosa e un mondo interno spaventoso su cui crollare.
La recente pandemia ha comportato un improvviso mutamento del confine tra il familiare e l’estraneo a partire dalla percezione/rappresentazione del proprio stesso corpo, il quale da "più naturale e fidato strumento dell’uomo", come lo descrive l’antropologo Marcel Mauss, diventa invece luogo imprevedibile e angoscioso in cui il contatto può diventare contagio, modificando completamente il campo delle relazioni. Verrà analizzato, anche attraverso esperienze tratte dal lavoro psicoanalitico, come specifico della pandemia nell’era della digitalizzazione l’intreccio col corpo "tecnologico", ibridato con la macchina a molteplici livelli, ulteriore livello di trasformazione del confine tra proprio e estraneo.
Durante i 55 giorni di confinamento imposti in Francia dalle autorità come misura di protezione dal contagio dal virus Covid-19, dal 13 marzo all’11 maggio 2020, ho preso degli appunti, a caldo, e poi li ho rilegati facendo molti tagli e cuciture. Il mio intento era di aprire qualche via di riflessione sull’impatto di questa pandemia sui tre principali spazi della realtà psichica di cui ho definito formazioni e processi: lo spazio intrapsichico, appartenente ai soggetti considerati nella loro singolarità; lo spazio intersoggettivo, relativo ai legami che i soggetti stabiliscono con altri soggetti; lo spazio degli insiemi plurisoggettivi di cui i soggetti sono membri, come le famiglie, i gruppi e le istituzioni. Questi spazi non sono impermeabili gli uni con gli altri, sono porosi, in un rapporto di interferenza e trasformazione reciproca. Ed è proprio sui flussi della realtà psichica tra questi spazi in questo periodo di pandemia che porto la mia attenzione.