LIBRI DI MARCO RUFFINO

Il contributo esamina il tema della rappresentazione del lavoro dalla prospettiva soggettiva di chi lo esercita o ne è alla ricerca. L’autore sostiene una tesi articolata su tre elementi: ci si sposta sempre più dalla rappresentazione del lavoro come precisa posizione nello spazio professionale alla rappresentazione "conveniente" dell’esperienza individuale acquisita attraverso l’insieme degli apprendimenti - formali e non - maturati nel corso della vita; l’individuo è impegnato, al medesimo tempo, in due distinti processi di rappresentazione, relativi rispettivamente all’identità verso il lavoro ed alle singole competenze professionali possedute, viste come risorse plurali e decontestualizzabili. Ciò può portare a conseguenze critiche nel rapporto fra la dimensione dell’"essere" (in quanto identità sociale) e quella dell’"avere" (competenze riutilizzabili); la capacità di rappresentarsi verso il lavoro va vista come una componente costitutiva della professionalità ed una risorsa primaria della negoziazione della posizione sul mercato. Gli aspetti meta- cognitivi acquistano in particolare una crescente centralità. Ciò porta a conseguenze rilevanti anche sul piano dei diritti reali, con il rischio di una maggiore individualizzazione della diseguaglianza, ove i singoli non dispongano di adeguate capacitazioni. In conclusione, l’autore afferma l’opportunità di ridirigere l’attenzione delle policies del lavoro dalla representation (intesa come protocollo utilizzato per segnalare la posizione verso il lavoro) al representing (il rappresentare, inteso come processo co-costruttivo nel rapporto fra individuo e società, con i correlati diritti, doveri e funzionamenti). Ciò richiede un ripensamento degli schemi di welfare attivo e del ruolo "capacitante" delle istituzioni.

Barbara Giullari, Marco Ruffino

Descrivere, classificare, contare: produzione, utilizzo e criticità delle rappresentazioni del lavoro

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 129 / 2013

Il paper risponde allo scopo di presentare il volume ed è diviso in due parti, precedute da una breve premessa generale. La prima parte richiama le ragioni per cui è importante riflettere sulle metodologie di classificazione del lavoro, avviando una prima riflessione che traccia il percorso sui cui si muovono i saggi raccolti nel volume, presentati nella seconda parte del contributo. Nella prospettiva interpretativa adottata le classificazioni del lavoro nelle loro differenti dimensioni costituiscono altrettante rappresentazioni dei paradigmi economici e sociali; inoltre si parte del presupposto che esista una dipendenza tra modalità del rappresentare il lavoro e gli effetti da esse prodotte sui funzionamenti del lavoro stesso (nel mercato, nella politica, nella rappresentanza, ecc.). In tale ottica ci si interroga sulle caratteristiche di trasparenza/opacità dei processi di produzione delle descrizioni e delle classificazioni del lavoro e sulla necessità di illustrarne lo stato dell’arte, evidenziare le risorse disponibili e l’evoluzione che le ha interessate. Un ulteriore tema affrontato riguarda il tentativo di aprire "la scatola nera" delle classificazioni, per offrire spunti di riflessione sulle criticità di efficacia della rappresentatività rispetto a specifici fattori di trasformazione negli attuali scenari sociali ed economici. Così come è importante ragionare del nesso fra rappresentazione (dei contenuti del lavoro) e rappresentanza (dei lavoratori). Conclude l’analisi una prima riflessione sulle conseguenze delle rappresentazioni dal punto di vista degli attori (collettivi ed individuali) che ad esse ricorrono, in termini di impatto sulle diseguaglianze, sull’attribuzione di responsabilità, sulla capacità di voice, sui processi democratici.

Barbara Giullari

Tra conoscenza e lavoro.

Scenari e strategie nel rapporto tra formazione e occupazione

Questo numero della rivista intende promuovere una riflessione sulle più recenti trasformazioni e criticità nell’articolazione tra processi di produzione e acquisizione di conoscenza in ambito lavorativo, in una prospettiva critica rispetto alle retoriche che rischiano di condurre a una sorta di ‘normalizzazione’ del rapporto tra le due sfere, tanto nel discorso pubblico che nelle scienze sociali.

cod. 1529.120

Marco Ruffino

Individualizzazione della diseguaglianza sociale e politiche delle capacitazioni

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 120 / 2010

L’articolo analizza in modo critico l’approccio delle capabilities nelle politiche di welfare attivo, viste in rapporto al "paradigma debole" della knowledge economy. Focalizzando l’attenzione sul rapporto fra capacitazione ed apprendimento, sonoevidenziati due tipi di rischi: i) una maggiore individualizzazione della diseguaglianza, se le capacitazioni divengono un terreno di conflitto sociale, che riproduce, invece di correggere, i conversion handicap iniziali; ii) la riduzione della libertà sostantiva, se il diritto ad apprendere si trasforma nell’obbligo di adattamento. L’approccio delle capacitazioni resta indubbiamente essenziale, ma richiede di trovare un equilibrio fra responsabilità personali e responsabilità istituzionali. Alcune evidenze relative all’Europa ed all’Italia mostrano la necessità di andare verso "istituzioni capacitanti", come condizione per utilizzare l’approccio per lo sviluppo di una effettiva libertà individuale di scelta.

Marco Ruffino, Carla Tolomelli

Ict: algoritmi e affetti

Apprendimento e saperi socio-economici nella produzione del software

cod. 1820.35