@article{42354, year={2010}, issn={1972-5523}, journal={STORIA URBANA }, number={129}, volume={XXXIII}, doi={10.3280/SU2010-129005}, title={Ideologia e conservazione dei beni culturali: le chiese distrutte dalla guerra nella Repubblica democratica tedesca}, abstract={Dopo il secondo conflitto bellico e fino al crollo del muro di Berlino, nella repubblica democratica tedesca la ricostruzione delle chiese distrutte durante la guerra, luoghi carichi di memorie storiche e religiose, ben lungi dal porsi come un problema culturale si rivelò sostanzialmente come fatto politico. La scelta se ricostruire o meno gli edifici bombardati era infatti legata alla potenzialità che quel determinato edificio potesse o no rinvigorire l’ideologia socialista e giovare all’immagine che il regime voleva dare di sé. In linea generale, il governo tendeva a far saltare i resti delle chiese con esplosivo, minando metaforicamente le fondamenta del messaggio religioso, ma anche simbolico e artistico, che esse custodivano. La ricostruzione era ammessa solo in quei casi in cui l’edificio potesse in qualche modo partecipare all’immagine urbana che del socialismo si voleva divulgare anche al di fuori dei confini statali. In questi casi, tuttavia, il processo di riedificazione era sottratto agli organismi religiosi e gestito interamente dallo stato, che in qualche modo si impegnava a trasmettere un messaggio antireligioso. Altre volte, come nel caso della Frauenkirche di Dresda, furono proprio le rovine a veicolare un messaggio politico ben preciso, in questo caso una condanna dell’imperialismo americano.} url={http://www.francoangeli.it/Riviste/Scheda_rivista.aspx?idArticolo=42354}, author={Henriette Von Preuschen} pages={121-154}, language={IT}}