LIBRI DI FERDINANDO FAVA

Paolo Grassi

Barrio San Siro

Interpretare la violenza a Milano

Il libro raccoglie i risultati di cinque anni di ricerche etnografiche a San Siro, uno dei quartieri di edilizia residenziale pubblica più grandi di Milano. Lo studio muove da una concezione relazionale dello spazio urbano per interpretare la violenza strutturale che colpisce i margini del capoluogo lombardo, tra le pieghe delle retoriche del suo sviluppo, della sua “rinascenza” e della sua rigenerazione. Una narrazione critica e riflessiva, una monografia che, da un limite urbano, elabora la propria idea di antropologia della città.

cod. 1420.219

Ferdinando Fava

Lo Zen di Palermo

Antropologia dell'esclusione

Lo Zen di Palermo, paradigma maledetto della periferia italiana e non solo. Le case popolari occupate abusivamente sono divenute oggi un’enclave sociale distinta dal resto della città da frontiere fisiche e simboliche. Il libro è il resoconto di una ricerca antropologica condotta per sette anni tra le maglie dell’esclusione.

cod. 1420.1.87

Il volume presenta i risultati di una ricerca PRIN, condotta in diversi contesti territoriali – Calabria, Lazio, Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna – su come i comuni di piccola dimensione o, meglio, il contesto locale di piccola dimensione – quello demografico ma anche quello economico e soprattutto quello istituzionale – riescono a far fronte alla fenomeno dell’immigrazione e alla diversità crescente.

cod. 1144.1.35

Ferdinando Fava

Gli spazi della violenza e la violenza degli spazi

ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI

Fascicolo: 110 / 2014

The author argues that taking in account violence and its spatial dimension is an opportunity for urban studies to focus anew on the central issue of the spatial turn, the apprehension of what actors make space and of space and what the space makes them and of them. He proposes to begin heuristically exploring this relationship starting from the characteristics of violent action and its possible ways to qualify so the space. In daily et structural violence, space takes part not only as scene.

Starting with the use of the categories of practice and appropriation to understand and restore the lived experience to the urban space, the author examines the cognitive import of both, highlighting the risks of using them unwisely. The over-determination of meaning in the notion of practice, like the spectres of the established order and ownership that loom ever large over the idea of appropriation, reduces the scope for different interpretations of the meaning established in the many diverse ways of experiencing the urban environment. The critical awareness of their semantic field and the assumption of the conceptual tensions within the two categories contribute, though, in the ethnographic gesture, to extending their cognitive potential, which intimately concerns what is possible politically (different ways to run cities) and epistemologically (beyond function and possession).

L’autore presenta la nozione d’implicazione del ricercatore nei lavori dell’antropologo francese Gérard Althabe e ne illustra l’originalità mettendola a confronto con la nozione dei master role di Raymond Gold e dei membership role di Patricia e Peter Adler per pensare le interazioni sul campo. Proprio sul campo, Althabe ha riconosciuto il suo potenziale gnoseologico, prima per rendere conto dell’universo rurale africano negli anni della decolonizzazione, e poi, nel contesto urbano francese, per analizzare le interazioni nello spazio pubblico residenziale, al tempo della trasformazione strutturale del lavoro salariato e del capitale degli anni Ottanta. L’autore evidenzia la pertinenza attuale dell’implicazione e delle operazioni di conoscenza a cui abilita a proposito delle novità metodologiche invocate per superare lo stallo della etnografia urbana contemporanea.