Il problema dell'alterità è fondamentale per la comprensione antropologica, secondo i dettami delle opere recenti di Tzvetan Todorov e di Marc Augé.

Questo libro analizza le testimonianze italiane dalla seconda metà dell'Ottocento fino agli anni Trenta del nostro secolo, prendendo in esame le opere di studiosi, viaggiatori e missionari. Si intrecciano in tal modo la questione coloniale, i problemi teorici dell'orientalismo e dell'africanismo e l'atteggiamento razzialista dell'etnografia.

L'atteggiamento descrittivo dell'antropologia si è strettamente connesso al tema epistemologico dello status delle scienze umane e sociali, che rivelano ancora una volta la loro specificità gnoseologica. Essenziale rimane la formulazione di ipotesi e l'elaborazione di un quadro teorico che tenga conto della concordanza delle induzioni.

Cristiano Camporesi collabora a Religioni e società e al Journal of the Royal Institute of Anthropology . È inoltre autore di numerosi volumi fra cui L'uno e i molti. L'idealismo britannico dal 1830 al 1920 (Firenze, La Nuova Italia, 1980), Scepsi scientifica, fenomenismo e agnosticismo nella filosofia britannica dell'800 (Roma, Janua, 1985), Max Müller. La malattia del linguaggio e la malattia del pensiero (Firenze, Le Lettere, 1989), Genesi mediterranea (Bologna, Printer, 1992), Credenza e non credenza nel processo educativo. I limiti del conoscere sociologico (Milano, FrancoAngeli, 1997), Entente cordiale. Figure del realismo critico nell'educazione tra Francia e impero britannico (Milano, FrancoAngeli, 1999).