Solo da pochi anni si sono avuti studi sui campi di concentramento allestiti in Italia durante la seconda guerra mondiale e si è indagato sul ruolo che questi hanno avuto nell'ambito delle deportazioni nei campi di sterminio tedeschi. Nonostante questo ritardo, dovuto in parte allo stereotipo dell'italiano "brava gente" e al maggior interesse della storiografia nazionale verso gli eventi politico militari del periodo bellico, le nuove ricerche hanno permesso di ricostruire la consistenza dell'"universo concentrazionario" nazista e le responsabilità italiane durante l'occupazione tedesca.

Questo volume, in cui sono raccolti gli interventi di noti esperti e giovani studiosi dell'argomento che hanno partecipato al convegno di studi tenutosi presso l'Università degli studi di Teramo nel marzo del 1998, è il primo, seppur parziale quadro sull'internamento fascista e sulla legislazione relativa. In esso sono presenti anche saggi che analizzano i compiti delle polizie tedesche e della Repubblica sociale in merito alla repressione ed alla persecuzione razziale. La maggior parte dei contributi pongono, altresì, il problema della conservazione e della trasmissione della memoria dei campi di concentramento e dell'internamento civile che per anni è stata colpevolmente trascurata.

Costantino Di Sante , borsista presso l'Università degli studi di Teramo, dove collabora con il Dipartimento di storia e critica della politica, fa parte del direttivo dell'Istituto provinciale per la storia del movimento di liberazione delle Marche di Ascoli Piceno, per il quale ha pubblicato: L'internamento civile nell'ascolano e il campo di concentramento di Servigliano (1940-1944) (Ascoli Piceno, 1998).