La donna che non si è evoluta

E' il primo testo che discute di biologia e di politica, o anche, di sociobiologia e di femminismo, facendo interagire I piani ma senza mai ridurre l'uno all'altro errore frequente.

Metodologicamente è assai rigoroso: l'obiettivo costante, meticoloso, ripetutamente indicato è di tenere conto delle differenze comportamentali all'interno del primati anche all'interno della singola specie, con particolare attenzione alle eccezioni o, casi devianti, sfuggendo quindi a generalizzazioni che appiattiscono e distorcono la complessità del reale.

L'impianto concettuale si fonda sulla paziente costruzione di "tipi"; sull'individuazione, con cautela, di ipotesi: sullo sforzo di verifica empirica.

Molti luoghi comuni sui primati in generale, e sulle femmine in particolare, sono analizzati e capovolti: sulla "natura femminile", l'aggressività, la competitività, l'istinto materno.

Questo libro è un prezioso contributo, oggi, sia al dibattito della sociobiologia, sia più In generale agli studi sociali; e fa fare un passo avanti, appunto In termini metodologici, agli "studi delle donne".

Il tutto con uno stile chiaro misurato e insieme coinvolgente, che non nasconde le difficoltà, I problemi metodologici, I diversi livelli di attendibilità, ma insieme mantiene la sua capacità comunicativa non solo per lo specialista, ma anche per il lettore Interessato.