Grazie al successo del «metodo» newtoniano la scienza

è diventata sempre più integrata con la tecnologia, e sempre meno preoccupata di capire la profonda, vera natura della nostra esistenza. Dennis Gabor, premio Nobel per la fisica, soleva dire che la «cosiddetta» civiltà del mondo occidentale è basata sullo straordinario successo dell'unione tra scienza e tecnologia, ma, dal punto di vista spirituale, su praticamente nulla.

Abbiamo ormai bisogno di una nuova visione del mondo e di una nuova concezione del ruolo che scienza e filosofia hanno nella nostra società in crisi.

Questa visione del mondo che si va delineando non è più deterministica ma dominata dal principio di indeterminazione e da comportamenti casuali largamente imprevedibili. Alla formulazione di una nuova scienza, che abbandona i canoni newtoniani sotto la spinta della meccanica quantistica, contribuiscono in modo particolare la chimica e la biologia: la prima con le scoperte emerse nello studio delle strutture dissipative e dell'entropia, la seconda con la rivalutazione del ruolo della casualità nei sistemi in evoluzione.

E' certo che se vogliamo sopravvivere in un mondo in rapida mutazione dovremo assimilare i paradigmi della nuova scienza ed abbandonare le certezze cui Newton e i suoi epigoni ci

avevano abituato.

La nuova visione del mondo che emerge dai lavori di Heisenberg, Einstein, Popper e Prigogine è più stocastica, meno deterministica; essa ci restituisce il senso dell'avventura, dell'imprevisto e una maggiore libertà.

Newton è morto ma in compenso la nuova scienza, pure tra ambiguità ed incertezze, ci riconsegna tutta intera la dimensione dell'immaginario e dello spirituale.