L'integrazione dei mercati e la creazione di spazi comuni di scambio favoriscono la divisione internazionale del lavoro. Tali tendenze rendono plausibile uno scenario che comprende la scelta fra due possibilità: subire la concorrenza di paesi di nuova industrializzazione a basso costo del lavoro, oppure fronteggiare quella delle aree tecnologicamente più avanzate.

Attraverso il Fondo sociale europeo, l'Unione europea promuove il potenziamento del capitale umano per incrementare la competitività dei paesi membri sul versante dell'innovazione tecnico-organizzativa. Nel contempo, persegue obiettivi di equità sociale in termini di accessibilità della formazione alle fasce più deboli sul mercato del lavoro per aumentarne l'occupabilità.

Questo lavoro analizza gli effetti prodotti dagli interventi cofinanziati dal Fondo sociale europeo e fornisce elementi di risposta a tre domande di natura valutativa.

Il sistema di formazione professionale regionale è stato modificato dall'introduzione massiccia di finanziamenti comunitari verso la costruzione di un'offerta formativa diversificata per più tipologie di utenza?

I soggetti interessati dalle politiche formative a finanziamento pubblico sono davvero la popolazione potenziale in condizioni di maggior vulnerabilità sul mercato del lavoro?

Gli individui che hanno partecipato ad un'azione formativa hanno una maggiore probabilità di essere occupati rispetto a chi non vi ha partecipato? E, quindi, quale sarebbe stato l'effetto della partecipazione ai corsi sulla probabilità di trovare lavoro degli individui che non vi hanno partecipato?

Il tentativo di fornire una definizione operativa della qualità della formazione declinandola in efficacia, ossia capacità di incrementare l'occupabilità, coerenza tra domanda di lavoro e offerta di formazione e accessibilità alla formazione dei gruppi più deboli sul mercato del lavoro è uno dei contributi originali di questo lavoro.