La situazione del mondo contemporaneo ha cambiato profondamente la costruzione intellettuale dell'oggetto dello studio urbanistico. Se il Novecento può essere ricordato come il secolo dei tentativi di pianificazione, il tema della costruzione del futuro costituisce l'essenza e il cuore della pianificazione. Tutte le forme nelle quali abbiamo pensato il futuro come futuro significativo stanno ormai alle nostre spalle. Per questo si è spinti al non pensare al futuro, a dissolverne perfino l'idea. Al più ci si concede un futuro debole.

Il futuro, come viene inteso nei saggi di questo libro, non è l'estrapolazione dei trend passati, ha rapporti con la volontà e non con la sola conoscenza, come una cosa sperata che si vede non più sperata.

Una scommessa, quindi, quella di un dibattito disciplinare sul futuro, o meglio sui futuri, difficile, in controtendenza, ma anche per questo dovuta, necessaria se l'urbanistica non vuole rinunciare a contare, se è vero che il futuro si giocherà proprio nelle città e nei territori, nel nuovo millennio.

Le relazioni di De Matteis, Indovina, Magnaghi, Piroddi, Scandurra e Secchi aprono spiragli e prospettive che possono far avanzare il fronte interno della disciplina, così come far agganciare il dibattito europeo sulla città contemporanea del prossimo millennio.

Emerge una multidimensionalità degli sguardi e degli approcci, inevitabile ma produttiva. A prima vista distanti tra loro, i saggi del libro esprimono parzialità rilevanti, non visioni riduttive e semplificatrici; abbozzano scenari che invitano alla riflessione e a rivisitare le pratiche tradizionali.