Negli ultimi tempi si sono succeduti messaggi pessimistici sul futuro del lavoro nel mondo, in particolare nei paesi tecnologicamente avanzati. Si è affermato che, inoltrandosi nel secolo XXI, si andrà inesorabilmente verso un futuro "senza lavoro", verso "la fine del lavoro".

L'Autore sostiene invece che il lavoro nel prossimo secolo avrà, grazie alla crescita della produzione e dell'utilizzo dei servizi nell'ambito di incessanti processi di ristrutturazione e di riorganizzazione dei sistemi produttivi, un ruolo fondamentale e crescente nei sistemi economici e sociali. Egli porta in favore di tale convinzione una serie di riflessioni e analisi sugli effetti delle innovazioni tecnologiche, delle innovazioni organizzative, di fattori demografici come i processi di invecchiamento della popolazione e i movimenti migratori dai paesi dove si concentreranno gli aumenti futuri di popolazione verso i paesi tecnologicamente avanzati.

Frey sollecita il lettore a considerare tutti gli effetti, in parte contraddittori, che tali innovazioni e fattori tenderebbero ad avere nei confronti della struttura quantitativa e qualitativa del lavoro impiegato nonché disponibile a essere inserito nei sistemi produttivi, sulle condizioni monetarie (e relativi squilibri distributivi) e non monetarie del lavoro, sul significato del lavoro soprattutto per le persone coinvolte. Egli è consapevole che in parte non trascurabile le prospettive di valorizzazione del potenziale di lavoro disponibile richiedono strategie che le concretizzino tempestivamente.

L'Autore partecipa pertanto attivamente al dibattito interdisciplinare sul futuro del lavoro, ricordando che gli scenari futuri sono profondamente diversi e le caratteristiche di essi dipendono dalle strategie che saranno perseguite.

Luigi Frey è professore ordinario di Economia del Lavoro all'Università di Roma, La Sapienza.