Il magico non rappresenta soltanto l'esperienza e l'atteggiamento di un popolo primitivo, né è solo un residuo arcaico che sopravvive nelle subculture. Esso è una forma di conoscenza e un modo d'affrontare la realtà che ritroviamo in qualunque tipo di società.

Laddove la realtà appare segmentata e divisa occorre riconoscerla in un'unità, laddove l'oggetto delle nostre aspirazioni appare irrimediabilmente distante, quando la realtà circostante riproduce incertezze e paure che minano la vita collettiva, quando occorre riappropriarsi della realtà che ci è ostile e dominarla, l'individuo ricorre all'unica forza incondizionata che avverte in sé, quella del pensiero. Proiettando e oggettivando questa forza attraverso rituali, simboli e segni, egli riproduce il fenomeno magico, che è la forma primitiva di riappropriazione della realtà e che culmina nello sforzo di ricostruire quell'unità indistinta di soggetto e oggetto che il bambino porta con sé al momento della nascita. Il pensiero magico ricrea dunque l'unità del conoscere, racchiude in sé soggetto e oggetto, riunisce il frammentario, colma le distanze, salta la realtà, proietta nel futuro desideri inappagati. Di fronte a questo tipo di conoscenza e di agire umano, il conoscere scientifico e la stessa razionalità sono episodi, forme storiche che si realizzano come prese di coscienza della realtà e si mantengono solo attraverso lo sforzo costante del soggetto che rinuncia alle consolazioni sostitutive, non si stanca di cercare fenomeni di verità, non cessa d'usare lo strumento della ragione.

Quando questa tensione diminuisce, quando il modello di razionalità che ci siamo costruiti e nel quale abbiamo creduto si dissolve, riappare il fenomeno magico non solo nelle sue forme tradizionali e preistituzionali, ma anche come neomagia che si infiltra fin nelle istituzioni più rappresentative della razionalità del nostro tempo. Chi oggi osservi l'economia, la politica, le comunicazioni di massa, la medicina, rileverà facilmente in esse la presenza di forme neomagiche, rispetto alle quali il bisogno di magia in senso tradizionale, pure così diffuso, è solo un fenomeno secondario. Questo libro ci aiuta a comprendere come nella crisi della modernità il magico torni ad essere la forma di conoscenza e il tipo di atteggiamento dominante nei rapporti dell'individuo con il mondo esterno.