La ricerca si propone di studiare la formazione, dalla seconda metà dell'800, degli ordinamenti politici e amministrativi e l'elaborazione di scopi e principi per consentire la presenza dello stato in economia.

E' una indagine che utilizza quali fonti i libri e le riviste degli economisti del tempo, perchè essi fornirono appunto giustificazioni teoriche delle applicazioni pratiche negli ordinamenti amministrativi per dar vita all'intervento pubblico.

Si tratta in sostanza di vedere, attraverso le elaborazioni dei tecnici, la definizione dell'intervento economico dello stato in una fase, tra il 1848 e il 1948, in cui è stata costituita la compagine unitaria e le sue strutture sia giuridiche sia economiche in sintonia, come del resto avveniva nella rimanente Europa, con la nascita delle moderne scienze sociali.

In tal modo due fili conducono il discorso, quello delle scienze economiche e quello dell'intervento pubblico. Il "compromesso" tra economia di mercato e pianificazione sostenuto da molti economisti durante la ricostruzione del dopoguerra risponde in realtà ad una tradizione presente da oltre un secolo nella cultura nazionale.

Vi è dunque una sopravvivenza delle strutture economico-giuridiche, elaborate dalla classe dirigente post-unitaria, con un grande sforzo tecnico di costruzione dello stato, fondato su Nationaloekonomie e Rechtsstat e trasmesso alla repubblica dei partiti, che da lì, più che dal liberalismo riformatore keynesiano, dallo stato previdenziale più che dal welfare state, recepiscono la via dell'intervento pubblico e la cultura di esso.

Il libro intende così cogliere la continuità di mentalità diffuse e di metodi usati per affrontare i problemi economici attraverso i diversi sistemi politici.