Storia delle concezioni di progresso e regresso

Complessivamente la storia umana si è svolta in progresso o, invece, in regresso? La questione è aperta da almeno tremila anni ed anche il pensiero comune oscilla continuamente fra giudizi positivi e negativi. Filosofi, scienziati, studiosi si sono da sempre divisi nel dare risposta al problema. Pessimisti ed ottimisti si sono scontrati prendendo in considerazione alcuni fattori e negandone (o nascondendone) altri. Nel Settecento, Condorcet fonda il concetto moderno di progresso che proseguirà nel positivismo, mentre Rousseau cercherà di dimostrare che tutta la vicenda umana è stata un regresso da cui si sarebbe potuti uscire solo stabilendo un «contratto sociale» radicalmente nuovo fra gli uomini. In questo libro si esaminano le concezioni di regresso e progresso dall'antichità ad oggi, vedendo, dopo il Settecento, le posizioni di filosofi, di sociologi e di scienziati come Hegel, Marx, Durkheim, Pareto, Max Weber, Freud e le correnti di pensiero dell'Ottocento e del nostro secolo. Ma le opinioni sono rimaste divergenti. Forse solo la «teoria dei sistemi» consente di vedere come ogni progresso contenga regressi, e come il problema diventi quello di ottenere un progresso con il vincolo di rendere minimi i suoi scompensi regressivi.

Roberto Guiducci, docente universitario di sociologia a Milano, ha pubblicato, nel campo della saggistica, una lunga serie di volumi fra cui: Socialismo e Verità; New Deal socialista; Marx dopo Marx (Premio Sila); La città dei cittadini; La disuguaglianza tra gli uomini; Un mondo senza tetto; La società impazzita (Premio Campione); I giovani e il futuro; Ti uccido come un cane; L'urbanistica dei cittadini (1990); Periferie tra degrado e riqualificazione (1991) ed ha introdotto criticamente il Contratto sociale di Rousseau, Le sette e lo spirito del capitalismo di Max Weber, le Confessioni di Rousseau, Il suicidio di Durkheim e Quadro storico dei progressi dello sparito umano di Condorcet.