È difficile, per chi lavora in un servizio di salute mentale, non incontrare i familiari dei pazienti, a meno di non dedicarsi con cura al loro evitamento. Ancora più difficile però, è a volte utilizzarne in modo proficuo la presenza. Benché in realtà ampiamente prevedibile, la presenza dei familiari attorno ai programmi di trattamento che si effettuano nel servizio, può assumere caratteristiche tali da rendersi "imprevista", e, in certi casi, questa imprevedibilità può trasformarsi in qualcosa che si pone in aperta conflittualità col trattamento stesso.
Il termine "imprevisto" prevede però un soggetto: se possiamo far poco perché i familiari siano di per sé meno imprevedibili, potremmo, come operatori dei servizi, cercare di prevederne meglio la presenza, e di comprenderne i motivi. Fra gli operatori (psichiatri, psicologi, assistenti sociali) che hanno dato il loro contributo al libro, molti sono dei terapeuti della famiglia. Questo libro intende però andare al di là di una descrizione della pratica della psicoterapia familiare nei servizi. L'incontro tra i servizi e le famiglie avviene infatti spesso al di fuori di questo, come pure di altri momenti strutturati dell'intervento terapeutico. Abbiamo perciò voluto ripercorrere alcuni dei momenti e dei luoghi in cui questo incontro avviene, dall'accoglimento delle richieste alle visite domiciliari, dai ricoveri ospedalieri ai centri diurni.
Ci è sembrato pure degno di nota che l'attenzione verso le famiglie, e più in generale verso il contesto relazionale dei pazienti, si sta sviluppando anche a partire da presupposti teorici diversi dalla teoria relazionale sistemica. La presenza nei servizi di differenti approcci certamente può rischiare di produrre un effetto "Torre di Babele" nelle discussioni cliniche, e soprattutto rischia di rendere massimamente "imprevedibile" la risposta che si darà alle famiglie. Nondimeno, proporzionalmente alla capacità del singolo servizio di integrare elementi diversi nella propria pratica clinica complessiva, questa molteplicità potrà consentirci di utilizzare più occhi e più strumenti per "prevedere" la presenza dei familiari, e considerarla, almeno in alcuni casi, una risorsa indispensabile all'interno del progetto terapeutico.
Luigi Schepisi, psichiatra, lavora dal 1980 nei Servizi di salute mentale della Regione Lazio. Si è formato come terapeuta familiare presso l'Istituto italiano di psicoterapia relazionale di Roma. Socio ordinario della Società italiana di psicologia e psicoterapia relazionale, dal 1994 fa parte del Comitato di coordinamento della stessa Società.