A quarant'anni di distanza è posa bile essere tanto laici di fronte agli avvenimenti di un passato che, fortunatamente, preme ancora su di noi. tanto da ricostruire una storia senza farsi prendere da sentimenti e risentimenti? E senza indulgere a forme di retorica che hanno già così dannosamente imbalsamato parte della Resistenza e che l'hanno svuotata di alcuni significativi contenuti? Senza anche, all'opposto, giungere a forme di dissacrazione gratuite e fini a se stesse? Si prenda un organismo del movimento di liberazione come il Comando Piazza di Milano del corpo Volontari della libertà, lo si smonti pezzo per pezzo, lo si rilegga dal suo interno documento per documento; lo si guardi in controluce e ne uscirà una vicenda di impegni e sacrifici, di oscuro lavoro per la costruzione di un movimento che in città non desse tregua al nemico; ma ci si troverà anche di fronte a una storia quasi ininterrotta di scontri, di polemiche, di dispute accese e forse nemmeno mai completamente sanate. certamente mai sopite. Ci si renderà conto della divisione profonda e anche della reciproca sfiducia più tra i rappresentanti dei partiti politici che tra i politici e militari. Anche se alla fine gli obiettivi unitari vennero raggiunti senza distinzioni di colori e di simboli.

E' un contributo controcorrente ad una storia della Resistenza milanese che si affianca ad altre opere promosse dall'istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio, come quelle sulle brigate Matteotti e sulle Garibaldi. Un modo di ricomporre un quadro per tanti versi inesplorato e con troppi aspetti ancora tanto oscuri.

Adolfo Scalpelli, direttore dell'istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio. ha pubblicato studi e ricerche di storia contemporanea tra cui "Scioperi e guerriglia in Val Padana 1943-1945". Argalia Editore, Urbino, 1972. <