La valigia della memoria

Il testo narra la storia di undici giovani adulti/e che hanno vissuto l’esperienza dell’affidamento familiare in tenera età, in un’ottica di protezione e di cura.
Ada, Cristina, Aurora, Federico e altri si raccontano attraverso un’intervista semistrutturata, che trasmette al lettore l’importanza di dare voce a chi, prima di diventare ciò che è ora, ha dovuto lottare contro il proprio sé e il mondo circostante. Ciascuno di loro porta sulle spalle un fardello di sofferenze; nonostante ciò, appaiono legati l’uno all’altro da un unico filo comune: il desiderio di riscattarsi e sorridere alla vita.
Ma il volume racconta anche dell’amore di chi, senza alcun obbligo o legame, ha aperto la porta della propria casa a bambini/e sconosciuti/e, mettendo a rischio una dinamica familiare consolidata negli anni; persone che hanno messo in secondo piano il proprio interesse, che hanno superato il timore di alterare un equilibrio costituito e un’apparenza vincolata a un’immagine sociale di “famiglia” condivisa e a volte ipocrita.
Durante l’intervista, questi giovani adulti/e hanno potuto acquisire consapevolezza della frammentarietà della vita, della rabbia sopita negli anni nei confronti di chi, anziché prendersi cura di loro, di loro si è preso gioco e li ha feriti. Vissuti devastati dalle molestie subite nel tempo, dalle violenze, da innumerevoli forme di aggressione psicologica, dalla trascuratezza; in casi estremi, bambini mai sfiorati dall’abbraccio di una madre o seguiti dallo sguardo di un padre, mai accompagnati in un nuovo giorno o vegliati durante la notte. Sono storie che mostrano che i legami di sangue contano poco; al contrario, prevale il legame affettivo, coltivato con estrema pazienza, fra un adulto e un bambino. Poi, come per miracolo, le tragedie passano in secondo piano rispetto alla vita e alla gioia di vivere trasmessa dalle nuove figure genitoriali. I lettori scopriranno con emozione e stupore la capacità dei giovani intervistati di trasformare il dolore in perdono, per restituire ai genitori biologici, persone a loro volta sofferenti, l’amore ricevuto gratuitamente.

Margherita Salines ha lavorato come educatrice presso un centro per soggetti disabili dal 1984 al 1990, esperienza estremamente significativa per affrontare il “diverso” in tutti i suoi aspetti, intimi e relazionali. Conseguito il diploma di laurea in Servizio sociale nel 1987, dal 1990 ha lavorato come assistente sociale occupandosi di tutela minorile. Dal 1998 al 2024 si è occupata anche di affidamento familiare per la prevenzione di ogni forma di abbandono dei minori e per l’individuazione, la formazione e il sostegno delle famiglie affidatarie. Nel 2021 ha pubblicato la fiaba Pino e il fiore magico (Albatros), una metafora sul mondo dell’affidamento familiare per aiutare i piccoli lettori a immedesimarsi nei protagonisti attraverso emozioni contrastanti, con l’obiettivo di prepararli al loro nuovo progetto di vita.