Pro e contro Stalin.

Alla metà degli anni cinquanta, scomparso Stalin e sconfitti i fautori di una continuazione della sua politica, l'Unione Sovietica conobbe una delle più radicali esperienze di rinnovamento politico della sua storia. La società, costretto per decenni al silenzio, tornò a far sentire la propria voce. Intellettuali e gruppi professionali avviarono un dibattito sui grandi temi della storia post-rivoluzionaria. Il gruppo dirigente del partito, uso a giustificare le proprio decisioni coi miraggio della futura società comunista, tentò di trovare nella riconsiderazione del passato le ragioni della riforma politica.

Le grandi promesso di quel periodo, culminate nel «rapporto segreto» di Chruscev al XX Congresso del Pcus, non furono però tutto mantenuto e già nel corso della vicenda del «gruppo antipartito» (giugno 1957) riflessione sul passato e dibattito politico si videro assegnare un ruolo ancillare di sostegno delle iniziative del primo segretario. Da quel momento, la riforma sarebbe stata riforma di un uomo: la strada per la fuga nell'utopia era di nuovo aperta.

Attraverso una dettagliata analisi delle principali vicende di quel periodo, come l'arresto di Berija, Il dibattito sul «nuovo corso economico», il XX congresso, lo scontro fra Chruscev e il gruppo antipartito», il libro si propone di Individuare i motivi storici di forza e di debolezza della riforma nell'Urss.

Fabio Bettanin (1950) è docente di storia dell'Europa orientale. E' direttore del Centro studi paesi socialisti della Fondazione Gramsci. Tra le sue opere La collettivizzazione delle campagne nell'Urss. 1929-1933 (Roma, 1977); La formazione dei processi decisionali nel Pcus. Le sezioni politiche delle Mts e del Sovchoz. 1933-1934 (Annali Faltrinelli, 1982); e di altri saggi su Trotzkij, Bucharin e sul sistema politico sovietico.