Dall'8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 circa 40.000 italiani furono deportati nei campi di sterminio nazisti. Poco più di 4.000 sopravvissero. Chi erano? Erano antifascisti, partigiani, ebrei.

La loro vicenda è nota a grandi linee, grazie al lavoro di testimoni incomparabili come Primo Levi; la storia complessiva e puntuale della deportazione italiana è però ancora in gran parte da scrivere. Questo volume cerca di portare un contributo, ed ha anche l'ambizione di proporre un modello, attraverso l'esame della deportazione in una provincia nel cuore dell'Italia nordoccidentale: Alessandria.

Si ricostruiscono le vicende che portarono alla cattura ed al trasporto nei campi di sterminio di 267 italiani, donne e uomini, giovani ed anziani. Al centro dell'analisi sta il grande rastrellamento della Benedicta, evento fra i più tragici della Resistenza e già oggetto di numerose ricostruzioni, che viene qui indagato in tutti i suoi aspetti, dalla logica militare che guidò le forze tedesche e repubblichine all'effettivo numero di quanti furono deportati in Germania, attraverso l'esame di documenti militari tedeschi finora mai utilizzati in Italia. Per la prima volta viene studiata la deportazione razziale, che anche nell'Alessandrino colpì duramente le comunità ebraiche: 101 furono gli ebrei vittime dei nazisti e dei repubblichini, complessivamente più di un terzo di tutti i deportati della provincia.

Sono parte integrante e centrale dell'opera le schede biografiche di tutti i deportati, compilate il più esaurientemente possibile sulla base delle fonti a disposizione. Solo leggendole è possibile rendersi fino in fondo conto delle dimensioni degli eventi descritti.

Da questa e da analoghe pubblicazioni viene un contributo importante alla comprensione delle dimensioni e della radicalità dello scontro che oppose Resistenza e forze nazifasciste nei venti mesi che separarono il crollo della vecchia Italia dai giorni della Liberazione. Ne è illuminato, di riflesso, anche il clima dei primi anni di vita della Repubblica.