Autore di un'importante, quanto poco studiata, Storia dell'autobiografia (1878-1965) e fautore, con la raccolta di saggi Filosofia della vita e fenomenologia (1930), di un confronto critico tra la "filosofia della vita" di Dilthey e la fenomenologia di Husserl e Heidegger, Georg Misch è stato, insieme a Herman Nohl e Bernhard Groethuysen, Eduard Spranger e Erich Weniger, Otto Friedrich Bollnow e Joseph König, uno dei maggiori esponenti di quella "corrente diltheyana" che, dalla filosofia alla pedagogia, dalla Geistesgeschichte alla critica letteraria e alla psicologia, ha esercitato un vasto e talora sotterraneo influsso sulla cultura tedesca (e non solo tedesca) del Novecento. A lui è dedicato questo studio che, con un andamento storico-problematico presenta, contestualizzandoli nell'attività di ricerca degli altri due maggiori allievi di Dilthey (B. Groethuysen, H. Nohl), i motivi principali del suo pensiero filosofico e della sua attività di filologo e storico della cultura, dalla tesi di dottorato dedicata alle origini del positivismo tedesco (1900-1901) all'edizione della Logica di Lotze (1912), dal Vorbericht al quinto volume delle Gesammelte Schriften di Dilthey (1923) al saggio L'idea della filosofia della vita nella teoria delle scienze dello spirito (1924), da Filosofia della vita e fenomenologia alle lezioni sulla "logica ermeneutica", pubblicate nel 1994 in edizione tedesca con il titolo La costruzione della logica sul terreno della filosofia della vita .
Collocando il pensiero di Misch nella tradizione della Geistesgeschichte diltheyana, e mettendo in luce il significato pienamente teoretico delle ricerche storiche di Misch, in particolare della Storia dell'autobiografia , questo libro dedica una particolare attenzione alla discussione di Misch con la fenomenologia di Husserl e Heidegger e alla sua elaborazione di un'ermeneutica della vita di matrice diltheyana. Su questa base viene individuata nella filosofia di Misch, e nella sua proposta di una logica ermeneutica intesa come teoria generale del sapere, la presenza di una prospettiva teorica per più versi inedita, che offre un'immagine dell'ermeneutica diversa da quella canonizzata nella linea Heidegger-Gadamer-Ricoeur ed è suscettibile di essere utilizzata come chiave di lettura di un problema significativo nella storia della filosofia fenomenologica ed ermeneutica, quello del rapporto tra Dilthey e la fenomenologia.
Massimo Mezzanzanica è nato a Milano nel 1960. Si è laureato in filosofia all'Università degli Studi di Milano e ha conseguito nel 1996 il dottorato in filosofia presso l'Università degli Studi di Torino con una tesi su Georg Misch, di cui questo libro costituisce una rielaborazione. Ha effettuato soggiorni di studio a Bochum, Lovanio, Göttingen. Attualmente insegna filosofia e storia nei licei di Milano ed è redattore della rivista "Magazzino di Filosofia".
I suoi saggi e articoli, pubblicati in riviste specializzate di filosofia, sono dedicati a Dilthey, a Misch e alla tradizione della filosofia fenomenologica ed ermeneutica tedesca tra Otto e Novecento. Ha curato e tradotto dal francese il volume di G. van Kerckhoven, Mondanizzazione e individuazione. La posta in gioco nella Sesta Meditazione cartesiana di Husserl e Fink (Il Melangolo, Genova 1998).